Tunnel 29

Ritrovarsi divisi da un muro: tu da una parte, i tuoi amici dall’altro.
Accade a Mimmo Sesta e Luigi Spina, due ragazzi italiani che studiano a Berlino, nel 1961, quando la città viene divisa in due.
Berlino Est (sotto l’influenza sovietica) e Berlino Ovest (sotto quella occidentale) in realtà sono separate da due cerchie murarie di lastre di cemento armato alte tre metri e mezzo, che vengono sempre più rinforzate sino a raggiungere la lunghezza di 155 chilomentri.
Fra i due muri c’è uno spazio vigilato dai militari e soprannominato “Striscia della morte”, vigilata da guardie con i cani, ci sono recinzioni, fossati anticarro, oltre 300 torri di guardia con cecchini armati, venti bunker e una strada illuminata per il pattugliamento lunga centosettantasette chilometri.
È qui che vengono ferite o uccise quasi tutte le persone che tentano di fuggire da Est a Ovest.
Negli anni si conteranno fra le 200 e le 250 vittime.

Uno dei casi più tragici è quello di Peter Fechter, 18 anni appena, che nel 1962 decide di scappare a Ovest insieme all’amico Helmut Kulbeik.
Superano il primo muro calandosi da un palazzo dritti nella Striscia della morte, poi  raggiungono il secondo e ultimo muro.  Helmut scavalca, Peter viene colpito al bacino mentre tenta la scalata e cade all’indietro, finendo dentro la Striscia della morte.
Peter Fechter rimane lì a terra, ferito. Urla e chiede aiuto, ma lo lasciano lì in agonia, senza dargli soccorso.
I soldati della DDR dichiareranno in seguito di non averlo aiutato per non rischiare di finire sotto il fuoco dei militari occidentali, eppure, quando Peter infine muore, vanno tranquillamente a recuperarne il corpo senza vita.

Questo episodio tragico dà la spinta decisiva a Mimmo Sesta e Luigi Spina, due ragazzi italiani che studiano ingegneria civile a Berlino. «Non eravamo arrabbiati, eravamo disgustati e tristi allo stesso tempo. Tutti gli studenti hanno ripetuto la frase: dobbiamo fare qualcosa, dobbiamo fare qualcosa!» racconterà, anni dopo, la tedesca Ellen Schau, a quel tempo fidanzata di Mimmo.
Sono due tipi molto diversi: Gigi è friulano, alto e smilzo; Mimmo, invece, è di origine pugliese, basso, robusto, forte. Si sono conosciuti alle superiori, a Gorizia, poi Mimmo ha seguito Gigi a studiare in Germania. Sono legati da un’amicizia fraterna e vivono nella parte Ovest di Berlino, mentre il loro grande amico e compagno di studi, Peter Schmidt, è rimasto insieme a madre, moglie e figlia a Est.
Se Mimmo e Luigi riescono a muoversi con una certa libertà grazie al loro passaporto italiano, per Peter, non è possibile lasciare la sua parte di città ed entrare a Berlino Ovest. Mimmo Sesta non sopporta di vedere il dolore dell’amico e gli promette di aiutarlo, anche se non sa come.
Glielo suggerisce Luigi Spina, quando sente la notizia che la Stasi ha scoperto un tunnel sotterraneo scavato per far arrivare a Est delle spie americane. In realtà scavi di questo genere sono complicatissimi per via del fiume Sprea e delle falde acquifere che rendono friabile il terreno.
«Un tunnel, Mimmo, facciamolo con un tunnel.»
Ci sono altri due ragazzi che hanno avuto la medesima intuizione.
L’ex nuotatore e dissidente Hasso Herschel, già incarcerato per contestazioni al regime, è intenzionato a portare oltre il Muro sua sorella, mentre il geometra Uli Pfeiffer vuole far passare la fidanzata.
Ne parlano, ne discutono con gli italiani.
Ok, un tunnel potrebbe funzionare, ma dove scavarlo?
In Bernauer Strasse, a Ovest, trovano una fabbrica distrutta dalla guerra che ha delle cantine vuote dove potrebbero lasciare i detriti. Il giorno dopo vanno nella zona comunista e individuano un palazzo perfetto per fare da punto di arrivo per i loro scavi, visto che ha delle cantine sotterranee.
Non hanno materiale da lavoro, allora rubano pale e carriole da un cimitero.
Mimmo e Luigi sono ingegneri e progettisti, Hasso dirige i lavori, Uli elabora le planimetrie.
Vanno in profondità di tre metri, poi scavano in orizzontale, rendendosi presto conto che un tunnel sotterraneo di quella portata non è solo un complicato progetto ingegneristico ma anche un’impresa che richiede materiali e soldi, che Mimmo e Luigi trovano attingendo ai loro fondi ma anche facendosi aiutare dalla madre di Peter.
Il progetto è tremendamente impegnativo dal punto di vista fisico, dal momento che, per non esseri scoperti, scavano a braccia, con le pale.
Mimmo e Luigi si fanno aiutare da altri amici e studenti, fino a mettere insieme un gruppo di 40 persone che lavorano a turni, trasformando il loro scavo improvvisato in una sorta di miniera con impalcature, una monorotaia, sistemi di areazione, una linea telefonica, travature.
I due ragazzi, però, devono fare i conti con il fatto che il lavoro richiede più tempo e soprattutto più soldi del previsto. Ormai a corto di finanze, hanno un’idea geniale e contattano la televisione americana NBC dopo aver saputo che sta girando un film su un immaginario tunnel di fuga.
«Volete lavorare su un tunnel vero?» chiedono gli italiani, offrendo i diritti giornalistici e televisivi sull’impresa, in cambio del denaro per finire il lavoro.
La NBC accetta.
La notizia arriva anche alla CIA, che la riferisce al presidente John Kennedy. Gli americani temono che si venga a sapere che i soldi di una televisione statunitense finanziano fughe da Berlino Est e temono di fare infuriare l’Unione Sovietica, il grande alleato della DDR. Così fanno pressioni sulla NBC affinché molli l’idea del documentario, ma la televisione non vuole, il progetto è troppo interessante.
La CIA si deve piegare all’intraprendenza e all’intuizione dei due italiani.
Durante il lavoro il tunnel si allaga, i ragazzi devono drenarlo e perdono due preziosi mesi di tempo. Nel frattempo la Stasi arresta quasi metà delle persone che Mimmo e Luigi avevano contattato per coordinare la fuga da Est, allora – per non rischiare che la polizia segreta scopra tutto e mandi a monte il piano – i due accorciano il tunnel a centoventitré metri di lunghezza.
La galleria è pronta, ma  serve ricostruire un sistema di contatti che guidino le persone all’ingresso del buco senza farle scoprire. Mimmo e Luigi hanno bisogno di collaboratori coraggiosi che possano muoversi agevolmente a Est senza destare sospetti.
In partciolare l’ultima persona, quella che porterà i fuggiaschi all’ingresso del tunnel.
Così quando da Düsseldorf, nella Germania Ovest, arriva Ellen, la fidanzata di Mimmo, affidano a lei questo compito.
Ellen in realtà ha un grave problema: è claustrofobica e teme la metropolitana, non ci è mai salita. Ma decide di fare la sua parte per amore di Mimmo e per aiutare le persone in fuga.
Il piano artigianale degli italiani sembra uscito da un film di spionaggio: i fuggiaschi devono raggiungere un determinato posto, ogni gruppo a orari diversi, e in quel posto troveranno una persona che legge un giornale.
Quella persona dirà loro di andare in un’osteria dove arriverà a servirli una ragazza con il rossetto. La ragazza è Ellen, che il 14 settembre 1962 compie gli anni e, invece di festeggiare, si trova per la prima volta della sua vita a Berlino Est, un pezzo di città che conosce solo attraverso alcune mappe studiate a memoria.
Ellen conduce i fuggiaschi divisi in gruppi davanti a un portone, controllando che nessuno li segua, e indica loro dove devono entrare per raggiungere il tunnel.
I fuggiaschi arrivano vestiti eleganti ed escono dalla galleria sporchi di terra e fango dalla testa ai piedi. Quando sbucano a Ovest, trovano Mimmo, Luigi e Hasso che festeggiano e la NBC che li riprende in quello che diventa una sorta di primissimo reality show.
Anche Peter Schmidt e la sua famiglia, alla fine, riescono a tornare a Ovest.
Le persone che quel giorno fuggono attraverso il loro tunnel sono in tutto ventinove. Poco dopo la fuga, la Stasi scopre il tunnel e lo allaga, rendendolo inutilizzabile.
«La cosa che ci è più dispiaciuta è che non sia servito a salvare altre persone.»
Si narra che quando la CIA riferì a Kennedy che il tentativo degli italiani era riuscito il presidente americano pianse per il loro coraggio e per l’emozione del successo.
In realtà sia Gigi sia Mimmo, e anche Hasso, continueranno a far fuggire persone in altri modi, procurando documenti e passaporti falsi, ma senza mai raccontare la loro impresa, nemmeno anni dopo, per paura di ritorsioni da parte della Stasi.
Gigi e Mimmo si laureeranno a Berlino e Mimmo sposerà la “staffetta” Ellen, che dedicherà un libro all’impresa del marito e del suo amico.
Prima di morire, pochi anni fa, Mimmo Sesta e Gigi Spina hanno ricevuto in Italia la Medaglia d’oro al valor civile, massima onorificenza del nostro paese per i suoi cittadini
Il tunnel degli italiani ha preso come nome il numero delle persone a cui Mimmo e Gigi restituirono la libertà: Tunnel 29.

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Questa storia, raccontata in forma più estesa e dettagliata, è inclusa nel mio libro “Come fiori che rompono l’asfalto – Venti storie di coraggio” edito da Rizzoli e uscito nel Settembre 2020.
Si trova in tutte le librerie fisiche e negli store digitali.


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