“Il mio nome falso è Ricardo Klement.
È scritto sul cartellino che passo dentro la macchina punzonatrice, prima di superare i tornelli per uscire dalla fabbrica.
Sotto è indicata la mia qualifica: caporeparto saldatura.
In alto, invece, la stella a tre punte della Mercedes, l’azienda per cui lavoro.
Anche se sono passati anni, ogni volta che timbro l’entrata o l’uscita, quel simbolo mi ricorda le stelle gialle a sei punte.
Un’altra vita, un altro lavoro”.
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Eccolo, il mio nuovo romanzo.
È difficile, nello spazio di un post, sintetizzare anni di lavoro, studio, ricerche, tentativi falliti e ossessione per questa storia che ho provato a raccontare come nessuno ha ancora fatto: scrivendoci un romanzo.
Perché se la figura del latitante nazista Adolf Eichmann è legata soprattutto ai saggi storici e all’espressione “La banalità del male” coniata da Hannah Arendt, la realtà della sua storia personale e della sua cattura sono davvero tutto, fuorché banali.
La storia di Eichmann, anche alla luce degli studi degli ultimi anni, emerge come quella di un ufficiale scaltro ed efficiente, un antisemita convinto e manipolatore, un arrivista spregiudicato, un manager dello sterminio senza eguali che, con un grado relativamente basso ma una determinazione feroce, arrivò a gestire un’enorme fetta della macchina che portava uomini e donne ebrei ai campi di concentramento e sterminio.
È anche la storia di un padre di famiglia solido eppure infedele, amato da molte donne quanto temuto da quelle che considerava le sue prede.
E di un fuggiasco astuto e insieme coraggioso, capace di reinventarsi dall’altra parte del mondo  e nascondersi in piena luce diventando Ricardo Klement, saldatore alla Mercedes di Buenos Aires.

Per raccontare Eichmann io mi sono volutamente allontanato dai molti saggi su di lui e ho scelto un romanzo che lo facesse parlare direttamente, in prima persona. Non è stata una sfida facile, provare a raccontare la storia dei suoi crimini dal suo punto di vista, calarsi in un sistema di ragionamento e fede nel Reich millenario per cui scendere fino all’abisso ultimo era una scelta ritenuta inevitabile.
Ma “In forma di essere umano” è anche, soprattutto, la narrazione di un’incredibile caccia all’uomo e dell’agente che ne fu il principale protagonista, un ebreo tedesco che ha dimenticato il suo vero nome e la sua patria per trovarli in Palestina.
Zvi Aharoni è l’ex soldato divenuto agente segreto che Israele incarica di scoprire se la flebile traccia che il Mossad ha colpevolmente sottovalutato per anni porta davvero alla casa bunker nel sobborgo sperduto di Bancalari. Se l’uomo che la abita e si fa chiamare Klement è proprio Adolf Eichmann, padre che ha riunito la famiglia in Argentina e trovato un posto per ricominciare.
Dalla missione di Aharoni dipende non solo il destino di Eichmann, ma quello di Israele e di buona parte del mondo, perché condurre Eichmann alla sbarra metterà un segno indelebile sulla Storia.

Due prime persone, quindi, per questo libro. Ma anche inserti in punto di vista esterno, citazioni, canzoni, stralci di testimonianze, personaggi reali e altri che ho inventato laddove la storia me lo concedeva, gerarchi nazisti responsabili di atrocità come Heinrich Himmler e “L’uomo dal cuore di ferro” Reinhard Heydrich, un capo del Mossad spregiudicato e pericoloso come Isser Harel e il manipolo di agenti da lui scelti per catturare uno dei latitanti più ricercati del mondo.
Ma oltre a un romanzo che mischia spionaggio e thriller questo libro vorrebbe essere anche una più profonda riflessione sul male e sul sentiero che al male conduce.
Sulla giustizia e il limite che la separa dalla vendetta.
Sull’ossessione per il dovere e il prezzo che si è disposti a pagare per compierlo.
Ho cercato di mettere tutte queste cose dentro “In forma di essere umano”, espressione ispirata da una raggelante frase che Echmann disse a proposito di sé stesso. Ma proprio perché quella forma, in fondo, era umana, a mio avviso, va raccontata e indagata.
Come faccio dire al mio eroe Zvi Aharoni e penso anche io:
“Avrei voluto si contorcesse nei vestiti e mostrasse la sua vera natura. Sai, lunghi denti affilati, unghie ricurve, prima di liquefarsi. Invece niente. È solo un uomo. E questo significa una cosa, per me. Che in un’altra parte del mondo, in un altro tempo… succederà ancora, Malkin. Non servono vampiri. Bastano gli uomini, a fare cose mostruose”.

“In forma di essere umano” è lungo 516 pagine, costa 17 euro ed esce il 20 Settembre, ma da oggi è preordinabile in QUALSIASI LIBRERIA FISICA.

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Grazie della fiducia, ci vediamo in libreria.

In forma di essere umano Gazzaniga

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