Oggi ho consegnato la prima bozza finita del manoscritto del mio nuovo romanzo.
Sarà in libreria in autunno.
Per chi è curioso di come funziona la creazione di un libro: una volta consegnato un testo che l’autore ritiene abbastanza finito, allora inizia il lungo lavoro di editing ovvero la sua revisione.
Di norma si comincia con un macro editing su aspetti “grandi” del libro (es: personaggi che hanno sviluppi incoerenti, finali deboli, parti noiose) poi successivamente la correzione diventa via via più specifica. Con l’editor c’è un ping pong fatto di correzioni segnalate o inviate all’autore il quale decide come gestirle/inserirle/ricusarle.
Si fanno, di norma, più giri di editing ovvero più revisioni dello stesso libro per intero, da cima a fondo.
Il mio attualmente viaggia su diverse centinaia di pagine di word, dunque non è un lavoretto proprio veloce, specie se lo ripeti diverse volte.
All’editing si possono affiancare anche letture tecniche di persone competenti su una specifica materia del libro oppure, più semplicemente, editor e autore decidono di interessare un esperto su uno specifico punto.
Una volta che il romanzo si avvicina alla stesura finita viene impaginato “come su carta” e il lavoro passa da word a pdf per cui l’autore non può più intervenire direttamente sul testo ma scrive all’editor e/o al redattore (che impagina fisicamente) i cambiamenti che però devono essere cauti perché il rischio è di generare ripetizioni o contraddizioni che non sei più in grado di notare. Questo perché l’occhio si abitua così tanto al testo che finisce per non vedere più errori, parole, ripetizioni, anche marchiane.
Per questo, a volte, anche in fase di scrittura può essere utile stampare un cartaceo del manoscritto per rileggersi o cambiare di molto il carattere, ingannando l’occhio.
Verso la fine del lavoro è molto importante la lettura dei correttori di bozze, alla caccia di tutto quanto può essere sfuggito.
In tutto questo va considerata la scelta del titolo (per esempio, per il mio nuovo libro, non ne ho ancora scelto definitivamente uno e ne parliamo in più persone) e della copertina, che è curata dall’editore ma ovviamente vede anche il coinvolgimento dell’autore.
Una volta che l’autore approva il testo, la cover, gli interni, il titolo arriva un file PDF finale che è il libro come andrà stampato.
Se tutto va bene viene caricato su un server apposito da cui poi gli stampatori lo scaricheranno per metterlo su carta, nelle loro ditte.
Questo per far capire come un libro, se fatto per benino, è un lavoro di equipe, che richiede un mare di tempo, tra scrittura ed editing e mette insieme tante professionalità diverse e importanti per arrivare al risultato finale.
In qualche modo questa è anche la ragione per cui quel prodotto ha un prezzo che cerca di coprire tutto quel lavoro (oltre a quello del libraio e del distributore) e, da ultimo, è il motivo per cui auto-pubblicare libri è sbagliato, inutile e produrrà, nella maggior parte dei casi, un lavoro scadente anche a prescindere dalle qualità dell’aspirante autore.
Come dico sempre, non si paga per scrivere, si viene pagati.
Del resto quando viene un idraulico a sistemare un tubo e fa il suo lavoro, non mi risulta che dia anche i soldi al proprietario del bagno, giusto?
Adesso, con pazienza e ovvia ansia, aspetto di iniziare a correggere davvero, ancora mesi di lavoro, sperando di far felice chi lo leggerà.
Due sole certezze ho.
La prima è che alla fine non vorrò più vedere quel maledetto file. La seconda è che arriverò in fondo sapendo di aver dato tutto. Il che non vuol dire aver scritto per forza un grande libro, ci mancherebbe, però aver scritto il miglior libro che potevo.

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