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Prima di internet, quando sentivi nominare i calciatori stranieri, non potevi cercare informazioni su Wikipedia o video su YouTube. Le notizie arrivano dai giornalini sportivi, da alcuni canali televisivi minori (perché non esistevano le pay tv) e dai racconti di amici.
Questo contribuiva ad alimentare alcune leggende.

– Riccardo, lo conosci Higuita?
– E chi è?
– È il portiere della Colombia, lo chiamano El Loco, il pazzo!

Fu così che, intorno ai 14 anni, seppi dell’esistenza di un portiere piccolo, un po’ sovrappeso, coi capelli ricci lunghi fin sotto le spalle e i baffi.
Anche il nome era affascinante: René.
Higuita era più famoso per le giocate di piede che per le sue parate. Segnava su rigore e su punizione: siglerà circa 50 reti, in tutta la carriera, di cui 3 con la maglia di portiere della nazionale colombiana.

Ma René Higuita non si limitava a segnare.
Lo chiamavano “El Loco” perché usciva spesso fuori dall’area, impostando l’azione fino a centrocampo. Si avventurava in dribbling pericolosissimi e persino in contrasti con gli attaccanti avversari con il rischio di farsi rubare il pallone e subire gol a porta vuota.
“Nel calcio chi non rischia non vince” diceva e lui rischiava sempre.
Lui era un giocoliere che camminava sull’orlo del precipizio, ma non cadeva mai.
Era l’uomo che sovvertiva le regole, era il portiere volante dei campetti che diventava reale.
Era uno che non voleva solo vincere, ma divertirsi e divertire, a costo di sbagliare.
Anche tra i pali dava spettacolo: si tuffava continuamente, spesso in modi poco ortodossi, ma parava quasi tutto.
Higuita aveva vinto il campionato con il Nacional Medellin, trascinando la squadra al trionfo nella Coppa Libertadores, la Champions League del Sudamerica. Era la prima vittoria di una squadra colombiana.
Qui da noi, però, Higuita non si era mai visto all’opera e potete immaginare l’entusiasmo di tanti ragazzini come me, quando – nel 1990 – René e la sua nazionale partecipano ai Mondiali di Italia ’90.
Tutti lì a guardare le partite della Colombia, tutti a vedere cosa combinerà “El Loco”.
Ai Mondiali, però, René si dimostra un portiere forte e persino solido. Si concede i suoi azzardi di piede, ma non commette errori, non prende troppi rischi.
Il tecnico della Colombia è entusiasta del suo portiere, che permette un pressing alto alla squadra.
“Ci dà qualcosa che nessun altro ha”.
Con le sue parate, insieme alle giocate del fuoriclasse biondo dal look altrettanto discutibile, il regista Carlos Valderrama, Higuita trascina la Colombia agli ottavi di finale.
E qui entra in scena il secondo personaggio leggendario di questa storia.

Si chiama Roger Milla ed è un attaccante del Camerun che nel 1990 è già molto vecchio per il calcio. Ha 38 anni e gioca a calcio in una squadretta dell’isola delle Réunion, nell’Oceano Indiano, dove ha appena vinto il campionato.
Ricordatevi, nel 1990 non c’è Internet. Dunque pochi sanno che Milla ha vinto campionati e coppe in Africa, guadagnandosi il Pallone d’Oro del suo continente per due volte.  Poi è andato a giocare in Francia, dove ha militato in squadre importanti come il Monaco senza perdere il fiuto del gol: ne ha segnati in tutto 111 solo in Francia.
Milla è così famoso che il presidente del Camerun lo chiama per convincerlo a tornare in nazionale, nonostante i 38 anni.
“Abbiamo bisogno di te ai Mondiali!”.
E Roger, che è un tipo così sicuro delle sue capacità da definirsi “il più grande calciatore al mondo dopo Pelé”, accetta.
In realtà Milla non parte titolare nel Camerun che esordisce a San Siro contro l’Argentina campione del mondo di Maradona.
Qui, però, succede l’incredibile: il Camerun soffre terribilmente, rimane in dieci per un’espulsione, ma lotta e corre un sacco. Infine, grazie a un errore del portiere Pumpido, segna clamorosamente con Omam-Biyk.


Il Camerun finisce in nove, ma resiste e vince guadagnandosi il soprannome con cui la squadra verrà ricordata: i Leoni Indomabili.
Alla seconda partita, però, i Leoni perdono e così devono giocarsi la qualificazione agli ottavi con la Romania del campionissimo del Barcellona, George Hagi.
La partita s’inchioda sullo zero a zero per tutto il primo tempo.
Nella ripresa, al 59esimo minuto, l’allenatore del Camerun gioca la carta a sorpresa e butta nella mischia il trentottenne Milla.
Passa poco più di un quarto d’ora che il vecchio bomber si avventa su una palla alta al limite dell’area, la ruba d’astuzia al difensore rumeno saltato troppo presto, e supera il portiere di sinistro, portando in vantaggio il Camerun.
La Romania prova a reagire, ma dieci minuti dopo, il vecchio leone è ancora in agguato. Piomba su un altro pallone poco fuori area, fa un dribbling e scarica una bomba di sinistro sotto la traversa, chiudendo la partita.
Dopo ciascuno dei due gol Roger corre vicino alla bandierina del calcio d’angolo e, ridendo, balla la Makossa, una danza di festa tipica della sua terra e diventa anche lui un idolo del pubblico italiano.

Le storie lontanissime di René e Roger, il portiere pazzo e il vecchio attaccante che segna sempre, s’intrecciano il 23 Giugno 1990, al San Paolo di Napoli, dove Colombia e Camerun si sfidano per gli ottavi di finale.
La partita si trascina in un noiosissimo 0 e 0 per 90 minuti e l’ingresso di Roger Milla dalla panchina non cambia il corso del match.
Higuita fa alcune belle parate, smorzando l’aggressività della squadra africana e salvando la Colombia.
Poi, nei supplementari, al 106esimo minuto, Milla si risveglia, prende palla fuori area, supera due difensori con uno slalom e batte Higuita con un tiro imparabile.
Roger va a ballare la Makossa dalla bandierina, Higuita vede il sogno della Colombia iniziare a spegnersi.
Ma è al minuto 109 che le vite di Milla e Higuita si scontrano come treni lanciati l’uno verso l’altro.
Il portiere si spinge fuori area, per trascinare avanti la sua squadra a cercare il disperato pareggio. Qui riceve un passaggio maldestro dal un compagno: la palla è troppo forte. Milla se ne accorge e si lancia verso Higuita, che potrebbe passare quel pallone avvelenato scomodo e non rischiare.
Ma lui si chiama El Loco.
Così prova a controllare il pallone, a passarlo da un piede all’altro, solo che è troppo lento. Roger Milla conosce Higuita, ha giocato in Francia con il suo compagno Valderrama, che gli ha raccontato delle gesta del “Loco”.
Roger sa che basta un attimo di distrazione perché René diventi vulnerabile e quell’attimo è arrivato: Milla si butta su Higuita riesce a toccargli la palla e togliergliela dai piedi, involandosi verso la porta.
René lo insegue, si lancia in tackle cercando di falciarlo con un fallo, ma Roger ha già calciato nella porta vuota: 2 a 0.

La corsa di Milla verso la bandierina del San Paolo, il sorriso mentre danza felice con Higuita a terra, trafitto per il suo errore e umiliato davanti al mondo, restano nella storia del calcio.
Ricordo bene quel momento: io e mio nonno davanti alla televisione che vediamo questo gol e restiamo increduli.
Io sono con le mani nei capelli, esaltato per la rete del vecchio leone e critico Higuita che ha osato troppo, ma al tempo stesso sono triste per lui, che ha disputato un mondiale eccellente e ha sbagliato proprio quando non doveva sbagliare.
Le due storie si separano.

Il Camerun arriva ai quarti dove trova la fortissima Inghilterra del bomber Lineker.
Gli inglesi vanno avanti, ma gli africani ribaltano la partita: il secondo gol nasce ancora da Milla, autore di un assist.
Solo che i Leoni Indomabili giocano un calcio assurdo, senza tattica. Benché in vantaggio continuano ad attaccare per segnare altri gol, si scoprono e – poco prima della fine della partita – concedono un rigore che Lineker trasforma.
L’Inghilterra pareggia e vince ai supplementari. Il Camerun esce dallo stadio facendo il giro d’onore tra gli applausi del pubblico, come se avesse vinto il Mondiale.
Roger Milla sembra destinato a scomparire dal calcio, mentre scende negli spogliatoi acclamato dalla folla.
Invece no.
Quattro anni dopo, nel 1994, riappare, ancora ai Mondiali. Il Camerun non è più la stessa squadra e va fuori alle eliminatorie, perdendo l’ultima partita con un tremendo 6 a 1 dalla Russia.
Ma indovinate chi segna quell’unico gol?
Roger Milla, a 42 anni, diventando il più vecchio calciatore autore di un gol ai mondiali.
Dopo il gol, corre a danzare vicino alla bandierina.

E Higuita?

Il portiere pazzo non cambia stile, nonostante l’errore che ha trascinato all’eliminazione la sua Colombia e le critiche dei giornali.
Continua a giocare nel suo modo sfrontato, senza paura degli errori.
Va in Spagna per due anni, ma non gli piace quel calcio europeo tutto schemi e regole e portieri tappati in porta.
Torna in Colombia e combina tanti guai anche nella vita privata.
Gravi guai.
Si fa fotografare mentre stringe la mano al terribile criminale Pablo Escobar, viene arrestato e condannato per aver fatto da intermediario in un sequestro: lui dice di aver agito per liberare un bambino, la Polizia lo accusa di aver lavorato per soldi. Deve scontare sette mesi di carcere e risulta positivo all’antidoping nel 1994.
Insomma, la sua parabola sportiva sempre finita per sempre.
Non lo è.
Higuita è in parte scagionato dalle accuse e sconta la sua qualifica, tornando in nazionale.
Il 6 Settembre 1995 difende la porta della Colombia in un’amichevole contro l’Inghilterra.
Siamo a Wembley, nel tempio del calcio, davanti a 60.000 persone.
E Higuita commette un’altra pazzia.
Sullo 0 a 0, l’Inghilterra attacca e l’inglese Redknapp tira un pallonetto verso la porta.
René capisce che quella è la palla che ha sempre aspettato.
La palla della vita.
Invece di pararla normalmente, invece di lasciarsela cadere piano fra le braccia, Higuita resta sulla linea di porta e lascia che il pallone arrivi all’altezza della linea di porta, quasi in goal.
E, in quel momento, si tuffa in avanti di petto e prova a respingere il tiro con i piedi uniti dietro la schiena.
È il “colpo dello scorpione” che René ha inventato e provato per anni in allenamento, ma non ha mai eseguito in una partita vera.
È il suo tentativo di rimediare a tutto. Di passare alla storia per un’impresa, invece che per un errore.
Nel tempio del calcio, davanti agli inglesi che hanno inventato il calcio, Higuita esegue “lo scorpione” e…

“Questa è la più memorabile parata che io abbia mai visto” dice il telecronista inglese, mentre Higuita riesce a respingere il pallone.
René chiude con il calcio nel 2010, ricordato per i suoi errori e le sue imprese, per l’errore ai Mondiali e il magico colpo dello scorpione.
Spesso i giornalisti gli domandano del famoso errore.
“Nella mia vita sono successe cose molto positive e altre meno, va bene così. Io in campo ho dribblato tanta gente. Nell’episodio con Milla persi la palla, ma tante altre volte avevo saltato l’uomo”.
“Lo rifarebbe?”.
“Sì, è chiaro”.
Per chiudere in bellezza organizza una grande partita d’addio a Medellin.
Qui René si esibisce nel colpo dello scorpione e poi segna su punizione.
Tra i calciatori in campo Higuita ha convocato un vecchio amico: il leone Roger Milla.
Quando gli chiedono come mai abbia invitato l’uomo che lo ha umiliato, Higuita risponde:
“Non vedo perché la gente si meravigli di questo. Il calcio deve creare amici, non nemici”.

 

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