La DDR, acronimo di Repubblica Democratica Tedesca, di democratico non aveva proprio nulla.
E c’è una cosa con cui tutte le moderne dittature fanno sempre fatica a trovare un compromesso: il rock.
Per questo motivo il musicista della Germania Est Klaus Renft, sin da quando ha sedici anni, ha problemi con le autorità del suo paese.
Renft suona e fonda diversi gruppi per fare rock, ma ogni volta gli viene revocata la licenza di esibirsi, allora lui cambia nome e riparte.
Si fa beffe del regime, si fa autorizzare certe scalette e testi, prima degli show, ma poi – una volta sul palco – suona pezzi diversi.
Nel 1971 sembra che il Governo molli la pressione, aprendo all’Occidente e offrendo ai suoi giovani qualche prodotto dal sapore vagamente meno irregimentato, ma – in realtà – non è così: la DDR cerca di rendersi solo apparentemente più “normale” agli occhi occidentali.
In questo nuovo contesto, però, il Klaus Renft Combo inizia a passare in radio, guadagnandosi pubblico e consensi.
Progressivamente, esibendosi live, il gruppo riesce a radunare folle enormi per tutta la Germania Est e diventa uno dei pochissimi simboli di libertà in un paese che schiaccia ogni forma di contestazione.

I suoi componenti ascoltano la musica da radio non autorizzate di Berlino Ovest e sentono il rock di Led Zeppelin, Pink Floyd, Rolling Stones che spinge la band a una virata verso suoni e soprattutto testi più trasgressivi iniziando ad esprimere più o meno velate critiche al regime, all’esercito, al Muro di Berlino.

Per questo motivo, nel 1975, il Governo della Germania Est decide che basta, il Klaus Renft Combo deve essere fermato con la forza.
Succede che un club per esibizioni live, dopo un loro show, sporga formale denuncia chiedendo alle autorità come sia possibile che un gruppo, da solo, abbia consumato 40 bottiglie di vino e usato, al microfono, espressioni terribili come “merda” e “oggi voglio essere libero”.
È l’occasione da lungo attesa per la DDR: il Klaus Renft Combo viene convocato alla Commissione Licenze, passaggio indispensabile per suonare dal vivo .
All’arrivo il gruppo si prepara a fare una esibizione per essere valutato, come da prassi. Renft stavolta si è portato dietro un piccolissimo registratore da cui mandare un suono campionato per non dover nemmeno suonare, davanti ai funzionari di Stato. Si sentirebbe sporco, a suonare per loro. Ma quell’apparecchio non gli serve, visto che non suonano neppure. La Commissione non vuole ascoltare i loro testi offensivi che diffamano la classe dei lavoratori, lo stato, le istituzioni.
Renft, con il suo registratore, può mettere su cassetta solo il verdetto.
“Vi comunichiamo che da oggi non esistete più” gli dice la donna che la presiede.
“Questo significa che siamo messi al bando?”.
“No, significa che non esistete più”.
Nel giro di una notte il gruppo sparisce dal catalogo dell’unica casa discografica del paese, la Amiga, catalogo che viene ristampato interamente senza di loro.
Gli album scompaiono da qualsiasi negozio di dischi.
Il regime è stato di parola: il Klaus Renft Combo non esiste più, anzi, è come se non fosse mai esistito.
Due membri del gruppo vengono incarcerati; uno di loro, Gerulf Pannach, uscirà dalla prigione e si ammalerà di tumore per le radiazioni cui venivano volontariamente esposti i carcerati e i dissidenti con l’idea di poterli marchiare e controllare, attraverso le tracce di radio.
La Stasi utilizzava anche spille e magneti e spray al radio, per marchiare oggetti, auto, indumenti per poterne seguire le tracce con appositi radio-detector.
Sono dettagli raccontati nel bellissimo e terribile libro “Stasiland” di Anna Funder, intitolato “C’era una volta la DDR” nella versione italiana.
Klaus Renft, da anni la rockstar più celebre della DDR, riesce a scappare e a fuggire in Occidente dove lavora in teatro e come tecnico del suono, ma è costretto a un silenzio artistico lungo ben 15 anni.
Solo due membri del Klaus Renft Combo meno esposti politicamente continuano a suonare con una nuova band più morbida, i Karussel, e un nuovo manager. I Karussel, però, rifanno un copia e incolla di pezzi dei Renft, spogliandogli di ogni carica di contestazione. Sono diventati un gruppo di regime. Anni dopo, si scoprirà che il nuovo manager è un uomo della Stasi che, oltre a gestirne la carriera, ne controlla interamente le vite.
Quando, una volta caduto il muro, Klaus torna nella ex Germania Est, scopre, con stupore, qualcosa di incredibile: il suo nome e quello della band che riteneva perduti nell’oblio imposto dalla dittatura, sono sopravvissuti e rimasti leggendari.
Klaus rifonda il suo gruppo, riuscendo di nuovo a riempire sale e cantare rock, diventando una sorta di icona di libertà. Il Combo inciderà un disco intitolato “Come se non fosse successo niente”.

L’ultima, beffarda traccia del disco è proprio la registrazione del colloquio di fronte alla Commissione per le Licenze che Klaus aveva inciso di nascosto nel suo piccolo registratore. Il disco si chiude con le parole della funzionaria del regime: “Da oggi non esistete più”.

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