“Turn around…”.
Comincia così, con quell’attacco che – sono sicuro – conoscete tutti.
Perché magari vi sfugge il titolo e vi siete persi il video qui sotto, che vanta momenti di bruttezza raramente avvicinabili, ma scommetto che almeno una volta nella vita avete sentito “Total Eclipse of the heart”, considerata – con pieno diritto – una delle più grandi ballate rock della storia.

Invece credo che il nome Gaynor Hopkins non vi dica proprio niente ed è logico.
Gaynor Hopkins è una ragazza gallese del 1951 che, alla fine degli anni ’60, lavora in una drogheria.
Non è bellissima, ma ha fascino.
Non ha una voce incredibile, ma particolare.
Gaynor vince un concorso di canto locale e inizia a cantare per davvero, da professionista, mentre ancora lavora. Canta sei giorni a settimana e, quando un talent scout la sente e la invita a Londra per un demo, le consiglia subito di cambiare nome: da una lista di nomi e cognomi Gaynor sceglie la sua nuova e più figa identità musicale.
Si chiamerà Bonnie Tyler.
Bonnie inizia registrare e ottiene un discreto successo, ma – nel 1976 – la sua carriera appena iniziata crolla in un precipizio. Le diagnosticano dei noduli alle corde vocali. Ha cantato tanto, troppo, i noduli sono gravi e da operare subito, i rischi che debba smettere di cantare sono altissimi.
Bonnie si sottopone all’intervento, tutto va bene, ma la prescrizione dei medici è particolarmente complicata: deve tacere per sei settimane, stare in silenzio assoluto.
“Era un problema, per me, che sono una chiacchierona. Non potevo parlare, ma non potevo nemmeno uscire, perché se fossi uscita senza parlare dopo che avevo pubblicato il disco la gente avrebbe detto “Ma chi si crede di essere?”.”
Bonnie ci si mette d’impegno, rimane in casa e sta zitta, solo che poi scoppia un casino. Per lenire il mal di gola chiede un cesto di fragole con panna. La famiglia l’accontenta, genitori e fratelli arrivano con le fragole.
Però manca la panna.
Bonnie, provata dall’intervento e dallo stress è incredula e si incazza così tanto che la scappa fuori un urlo potentissimo di frustrazione. Il grido lacera le sue corde vocali operate e ne compromette per sempre la perfetta guarigione.
Ma quando torna in studio per riprovare a cantare tra mille ansie, succede una cosa incredibile.
“Wow, la tua voce suona meravigliosamente!” le dicono i produttori e la band, ed è vero. L’intervento e il successivo incidente hanno cambiato la voce di Bonnie per sempre, ma le hanno dato un timbro diverso, più roco, con sfumature più estreme.
La nuova voce di Bonnie è unica, speciale e si stampa nella testa di tutti. Così, quando va incidere la canzone “It’s a heartache”, già cantata prima da tre artiste senza alcun successo, il pezzo vola subito in classifica.
Il grande successo di Bonnie, però, arriva nel 1983, con “Total eclipse of the heart”.
La canzone la scrive Jim Steinmann, un paroliere fantastico che ha già firmato il disco “Bat out of hell” successo stratosferico di Meat Loaf.  Steinmann ha accettato di collaborare con Bonnie dopo che lei gli ha mandato dei demo, perché la sua voce suona rude, quasi maschile.
“È la voce di qualcuno che è passato attraverso un casino di cose complicate”.
Steinmann riprende un demo scritto per Meat Loaf e poi rimasto non inciso per problemi contrattuali. In realtà non pensa nemmeno che “Total ecplise of the heart” debba uscire, visto che per lui è giusto un’aria di prova, un pezzo con un andamento quasi da opera che serve solo a dimostrare che Bonnie sa cantare.
“Sinceramente non pensavo che quella canzone avesse una sola chance, come singolo”.
Andrà un po’ diversamente, perché il singolo esce e (nonostante il video astruso con immagini inspiegabili come questa!)  inizia a viaggiare al ritmo vertiginoso di 60.000 copie a settimana.
Oggi questo solo pezzo di Bonnie Tyler ha venduto 5 milioni di copie nel mondo.
“Total eclipse of the heart” è diventata colonna sonora di film e serie TV, dall’internazionale “Grey’s Anatomy” al nostrano “Romanzo Criminale” in questa scena memorabile.
È stata (ri)cantata da un mare di artisti in un mare di lingue, dal cast di Glee a un improbabile duetto con Nek e L’aura, eppure nessuno è mai riuscito ad avvicinare il fascino della voce roca di Bonnie, nata per caso, cresciuta senza tecnica.
“Quando faccio uno show Tv, sento tutti questi artisti che fanno scale nei camerini. Io non le ho mai fatte, perché non ho mai avuto un allenamento della voce. Per prepararmi salgo in macchina e canto insieme alla radio venti minuti. Sono nervosa prima di andare sul palco, ma più canti e più diventa facile”.
“Total ecplise of the heart” resterà per sempre il marchio distintivo della carriera di Bonnie, che canta ancora oggi , a 66 anni, con la sua voce unica e il carisma di chi ha passato una vita sui palchi di tutto il mondo.

Ma il suo successo resterà legato per sempre a quella canzone meravigliosa.
Bonnie lo sa e non ne fa un problema, anzi ne è felice.
“La prima volta che ho sentito questo pezzo, non potevo credere che me lo avessero dato da cantare. Ho pianto per l’emozione ed ero così felice di cantarla. Ora quando vado sul palco e canto Total eclipse tutti la cantano con me. Molte persone dicono che si sono innamorate con quel pezzo e che significa tanto per loro. È un inno e ha un feeling meraviglioso, non mi stancherò mai di cantarla”.
E nessuno si stancherà mai di ascoltarla, grazie a quel timbro unico, a quella voce imperfetta capace di cantare la canzone perfetta.

 

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