quello che non dicono gazzaniga 2

 

“Non scriverò mai un libro per ragazzi e figuriamoci di animali”.
Quante volte l’ho pensato e ripetuto come un mantra.
E invece.
“Quello che non dicono” è il mio terzo lavoro per ragazzi e, dopo gli sportivi di “Abbiamo toccato le stelle” e i personaggi storici di “Come fiori che rompono l’asfalto”, questo libro chiude un’ideale trilogia con 16 storie di animali.
Quando si dice la coerenza!
Ma il punto è sempre uno e, almeno su quello, sono coerente: le storie.
La cosa importante, il motore di tutto, per me sono le storie e il desiderio di raccontarle.
E in me, a un certo punto, è sbocciato questo desiderio di scrivere di animali.
Non so dire con esattezza come sia accaduto, ma direi che c’entra un gatto che è entrato nella mia esistenza, anche se non è mio (ammesso che i gatti siano “di” qualcuno, come ogni animale).
Lui si chiama Pino e ha anche un cognome, molto genovese come la sua faccia entusiasta: Parodi.


Non è il primo gatto finito nella mia vita, Pino Parodi, anzi; ma ci è arrivato in un momento tragico e anche lui, in mezzo a tante cose, mi ha aiutato a passare attraverso quelle settimane, qui mesi, questi anni difficili con le sue fusa, i giochi/battaglia da cui uscire incerottato (io),  il suo corpetto caldo, le sue follie da gatto.
Un giorno, ispirato da lui, ho messo in fila qualche informazione sui gatti per un lungo post su Facebook che ha avuto molto successo.
La cosa più interessante, però, dal mio punto di vista era il divertimento e lo stupore provato scrivendo: avevo imparato una serie di informazioni fascinose e stravaganti, avevo scoperto la falsità di alcune leggende e mi ero incuriosito su diversi altri aspetti.
Soprattutto, ci vedevo del margine narrativo.
Così, chiacchierando con Stefania Di Mella che da anni segue il mio percorso con Rizzoli Ragazzi, ho buttato lì una proposta: e se scrivessi di animali alla mia maniera? Se trovassi storie “animali” che possano parlare anche a noi essere umani?
Stefania ne è stata subito entusiasta.
Però ci siamo presi del tempo.
Dovevo capire se esistevano storie forti con cui, partendo dagli animali, potessi toccare i temi a me cari: la discriminazione, il rispetto della diversità, la malattia, la capacità di sopportare le diversità.
Ho cercato, ho letto, ho raccolto e ho capito che sì, c’erano: alcune epiche, altre tragiche, altre toccanti.
Però io volevo essere narrativo, per nulla zuccheroso e anche, possibilmente, abbastanza scientifico.
E qui ho avuto l’aiuto della persona giusta al posto giusto: Claudia Fachinetti, che non è solo la responsabile dell’ufficio stampa di Rizzoli Ragazzi, ma un’autrice e una biologa.
Ma scrivere non ha effetti solo sui lettori, i libri cambiano anche chi li scrive.
A me succede sempre ed è capitato anche stavolta, perché mentre lavoravo al testo altri temi ineludibili si sono imposti alla mia attenzione: l’ovvio rispetto dell’ambiente, ma anche il rigetto dell’antropomorfismo che ci porta a vedere tutto solo dal punto di vista “umano”, il problema del cambiamento climatico e il suo impatto sulle altre specie, i limiti etici della scienza, il rapporto con la fauna selvatica, i danni che i comportamenti umani (anche in buona fede) possono arrecare agli animali, le “doti” quasi i “superpoteri” che contraddistinguono alcune creature del pianeta.
Partendo da una foto di due pinguini fatati diventata virale nel mondo, sono passato per David Barbagrigia, primo scimpanzè che accolse nel suo mondo la scienziata Jane Goodall, per Marsala la cavalla di Garibaldi che contribuì alla nascita dell’ENPA, per il cane Togo ingiustamente oscurato dalla mitica figura del suo compagno di viaggio Balto, per la gorilla Ndakasi divenuta simbolo della lotta di uomini che proteggono il parco del Virunga, per i pappagalli del Serenity Park che aiutano i reduci di guerra a tornare alla vita, per Sam il gatto sopravvissuto a tre affondamenti navali e per Bobbie “il cane delle meraviglie” capace di attraversare gli Stati Uniti da costa a costa per ritrovare la sua casa.
E per tante altre storie, ciascuna, a suo modo, stupefacente e capace di insegnare qualcosa, prima di tutto a me.
Spero, raccontandovele, di essere riuscito a trasmettere una parte del mio viaggio di scoperta.
Come sempre, quindi: buona lettura, buone storie.

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