Fra le barbarie della Shoah alcune si distinsero in modo particolare per la perfidia sottile e l’infame menzogna utilizzate dai persecutori nazisti.
Una -in particolare – mi ha colpito e non mi si toglie dalla testa.
Si tratta delle cartoline che i deportati mandavano dall’amena località di Waldsee, “il lago nella foresta”.
Eccone una, per esempio, vedete la foto. Dice.

“Mɪᴇɪ ᴄᴀʀɪ, sᴛᴏ ʙᴇɴᴇ. Sᴘᴇʀᴏ ᴄʜᴇ sɪᴀᴛᴇ ᴛᴜᴛᴛɪ ɪɴ sᴀʟᴜᴛᴇ. Vɪ ᴘʀᴇɢᴏ ᴅɪ ɪɴᴠɪᴀʀᴇ ᴜɴᴀ ʀɪsᴘᴏsᴛᴀ ᴛʀᴀᴍɪᴛᴇ ᴄᴀʀᴛᴏʟɪɴᴀ. Qᴜᴀɴᴅᴏ sᴏɴᴏ ɪɴ sᴀʟᴜᴛᴇ, ᴠɪ ᴘᴇɴsᴏ ᴍᴏʟᴛᴏ. Mᴏʟᴛɪ ʙᴀᴄɪ, Aɢɪ”.

La scrisse Agnes “Agi” Bamberger,  sotto costrizione dei suoi aguzzini, perché Waldsee non è mai esistita e Agnes la scrisse da Auschwitz, prima di essere mandata a morire.
Diversi gruppi, una volta arrivati al campo, avevano un codice assegnatario incomprensibile ai deportati ma ben chiaro alle SS: identificava il tempo oltre il quale sarebbero stati liquidati.
Quando il momento arrivava le guardie ordinavano loro di togliere i vestiti e piegare in pila per poter essere ripresi dopo il trattamento contro i parassiti.
Altra bugia, come una bugia erano i nomi fatti scrivere per poter poi recuperare valigie che nessuno avrebbe mai rivisto.
Prima di “partire”, però, gli internati dovevano scrivere le cartoline da questa inesistente località di Waldsee.
Per rendere più convincente la bugia il sistema del Reich aveva persino fabbricato un fittizio timbro postale per tranquillizzare le famiglie dei deportati e nascondere le voci circa i lager.
Ma non solo per questo.
Il secondo e ancora più orribile scopo era che le persone che mandavano le cartoline inserivano sopra l’indirizzo di casa: in questo modo ai persecutori era noto anche l’indirizzo dei famigliari, nel caso non lo avessero avuto, per andare a prendere anche chi ancora rimaneva.
La cosa surreale è che in Minnesota, al Concordia College, il campus studentesco dedito allo studio del tedesco creato negli anni 60 è stato battezzato Lager Waldsee per tradurre l’espressione inglese Camp Forest Lake.
Da quell’esperienza sono stati poi aperti analoghi villaggi per altre lingue.
Ovviamente in Minnesota erano del tutto ignari di quanto il nome evocava. Solo nel 2018, grazie al web, i responsabili del College si sono resi conto dell’assonanza con il terribile passato connesso all’Olocausto. Sconvolti e imbarazzati hanno pensato di cambiare il nome del Villaggio dedicato alla lingua tedesca.
Ma il dibattito che è seguito ha portato a ulteriori, interessanti riflessioni.
In un mondo in cui il nazismo e gli orrori sembrano diventare distanti, avvolti dalle brume della storia e perdere la loro connotazione di realtà, la riflessione sulla parola Waldsee e il suo terribile, concreto significato nella vita reale di tante persone poteva essere occasione di cambiamento ed evoluzione.
Così al Concordia Collega hanno deciso di tenere quel nome come un’opportunità di memoria e un monito di consapevolezza per i ragazzi di oggi, che si trovano a ignorare una vicenda come quella di un luogo fantasma chiamato Waldsee.
Ricordare per evitare che i fantasmi ritornino.

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Io sono Riccardo Gazzaniga.
Il mio ultimo romanzo si chiama “In forma di essere umano” e ha ispirato in parte questo post.
Racconta la fuga e la cattura di Adolf Eichmann, responsabile dell’Ufficio Affari Ebraici del Reich a opera del Mossad israeliano,  cercando di mettere insieme il thriller, la Storia e una narrazione che mostri come è potuto accadere, che gli uomini siano diventati mostri.
Per chi fosse interessato a questo tema, notizie ulteriori si trovano qui.

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