La sera dell’11 Maggio 1960 otto uomini israeliani mandati in Argentina dal Mossad aspettano il criminale nazista Adolf Eichmann in prossimità della fermata del bus 203, a Bancalari, sobborgo di Buenos Aires.
Sono a bordo di due auto con targa argentina, cui cambieranno le targhe appena avranno rapito il responsabile dell’Ufficio Affari Ebraici, che ha coordinato in prima persona il trasporto di milioni di persone verso i campi di sterminio.
Ci vive con moglie e due dei quattro figli.
È ricercato dalla fine della guerra, è stato segnalato in diverse parti del mondo, ma da anni è nascosto in Argentina con il falso nome di Ricardo Klement.
L’operazione è fissata per le ore 19.40, l’orario in cui ogni sera Eichmann torna in autobus dalla fabbrica della Mercedes.
Quando Eichmann scenderà dal bus, si troverà di fronte la prima macchina del Mossad, normalmente parcheggiata; l’auto avrà i fari accesi per impedirgli di guardare dentro l’abitacolo.
Se tutto andrà come deve lui avanzerà ignaro, poi svolterà a sinistra, verso casa sua.
Lì troverà la seconda macchina, che avrà il motore acceso e il cofano aperto per coprire i due agenti che fingeranno di armeggiare nel cofano, ma gli balzeranno addosso non appena sarà a portata.
In questo modo non avrà spazio per tagliare nei campi e raggiungere la casa; se invece scapperà indietro, sarà intercettato dalla prima macchina.
Alle 19.30 gli uomini del Mossad sono in posizione, 4 sulla prima auto, 4 sulla seconda, quella dove sarà caricato Eichmann una volta rapito.
Alla sua guida c’è Zvi Aharoni, l’agente che ha identificato Eichmann, seguendo una pista battuta invano per anni. Mesi prima ha trovato la casa e osservato a lungo il signor Klement per essere sicuro che fosse Eichmann e poi ha portato le prove fotografiche in Israele.
Ora è tornato per partecipare all’operazione di cattura, perché vuole essere anche lui, a prenderlo.
Sul sedile posteriore della macchina, sdraiato per non farsi vedere, sta Rafael “Rafi” Eitan, capo operativo della missione, leggenda del Mossad, uno degli agenti più esperti di Israele.
Davanti al cofano ci sono i due uomini d’azione del gruppo: uno si chiama Moshe Tabor, è calvo, truce ed è colui che avrà il compito di uccidere Eichmann se le circostanze dovessero mai renderlo necessario.
L’ultimo è Peter Malkin, esperto in travestimenti e lotta corpo a corpo, incaricato di saltare addosso a Eichmann. Per attirare la sua attenzione userà 3 parole spagnole: “Un momentito, señor”.
Poi gli balzerà addosso tappandogli la bocca con una presa provata decine e decine di volte.


Quando arrivano le 19.40 e il bus 203 si avvicina alla fermata come previsto, tutti gli agenti sono pronti al momento decisivo.
Ma il 203 tira dritto, non si ferma, non scende nessuno!
Adolf Eichmann non era a bordo.
Gli agenti del Mossad sono presi dal panico.
Cosa fare? Rinviare? Andarsene?
Passano 5 minuti.
«Cosa facciamo, Rafi? » – chiede Zvi Aharoni dal posto di guida.
«Aspettiamo» dice il capo dell’operazione.
Trascorrono altri 5 minuti.
«Raf, è tardi! Siamo esposti. Rischiamo che qualcuno ci noti! »
Il capo esita, tace, sbuffa.
«Aspettiamo fino alle 20».
Sono circa le 19.57 quando un nuovo bus si staglia all’orizzonte.
Stavolta si ferma.
Ne scendono due persone, una donna che va in direzione opposta alle auto e un’altra figura che va verso la prima macchina.
Zvi Aharoni la riesce a inquadrare con un binocolo.
«Lo vedo! È lui, arriva!»
Il latitante nazista più ricercato del mondo si scherma un attimo gli occhi di fronte alla prima auto, sembra quasi esitare, ma va avanti e poi svolta a sinistra in via Garibaldi, verso la seconda auto.
Accende la sua torcia elettrica ignaro di andare incontro al suo destino.
Poi, però, infila la mano in libera in tasca.
Zvi Aharoni, alla guida, nota il gesto nel retrovisore
«Ha messo una mano in tasca potrebbe essere armato! Sta’ attento Malkin!».
Ma ormai è già vicino a loro.
Quando Adolf Eichmann supera prima il bagagliaio e poi il muso dell’auto, Peter Malkin emerge da dietro il cofano sollevato.
«Un momentito, senor» dice e appena Eichmann si volta verso di lui gli balza addosso.
Ma, temendo una possibile arma, Malkin cambia la presa che aveva provato e cerca di bloccare i polsi di Eichmann e sbaglia. Quello riesce a divincolarsi e lanciare un urlo acuto e fortissimo nella notte silenziosa di Bancalari.
Malkin cerca disperatamente di afferrarlo, Zvi Aharoni schiaccia sul gas per coprirlo con il rombo del motore.
Malkin cade a terra nell’erba con Eichmann, Moshe Tabor si butta su di loro e i tre lottano, tra sbuffi e lamenti e urla.
«Che fai lì? Scendi anche tu!» dice Aharoni al suo capo Eitan che si desta dal torpore e balza giù, gettandosi nella mischia.
In tre bloccano Eichmann e lo caricano sui sedili posteriori della macchina.
Gli buttano addosso una coperta per nasconderlo, ma ha già smesso di agitarsi.
Le auto ripartono senza sgommare nella notte argentina e solo a questo punto Zvi Aharoni, il solo a parlare tedesco, si rivolge a Eichmann.
«Non ti muovere e nessuno ti farà del male. Se tenti di resistere, ti spariamo.»
Da sotto la coperta, nessuna parola.
«Non ti muovere e nessuno ti farà del male. Se tenti di resistere ti spariamo. Hai capito?»
Di nuovo, niente.
Aharoni si volta, incrocia gli occhi accesi di Eitan, vede i capelli di Malkin scomposti dalla lotta, la giacca sporca di terra, il sorriso d’attore trasfigurato in maschera di angoscia.
“Mi senti? Mi capisci? Che lingua parli?» chiedo al fagotto, ancora in tedesco.
L’ansia gli schiaccia il petto. Silenzio, immobilità. Alza la voce.
«¿Puedes escucharme? ¿Me intiendes? ¿Qué idioma hablas?»
Nada, silenzio.
È morto?
Poi, da sotto la coperta, si leva una voce. È stridula ma calma, come la frase che pronuncia in tedesco. «Ho già accettato il mio destino»
In realtà non andrà proprio così, perché Eichmann cercherà in ogni modo e in ogni sede di giustificare i suoi crimini, anche davanti al mondo, per sfuggire a quel destino e salvarsi.
Ma questo è già un altro pezzo della storia.
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Il brano che avete letto è ispirato/adattato a uno dei passaggi centrale del mio ultimo libro “In forma di essere umano” edito da Rizzoli, uscito a Settembre, che racconta la cattura di Adolf Eichmann dai due punti di vista del criminale nazista e del suo cacciatore principale, Zvi Aharoni, l’uomo che lo scovò, lo pedinò, partecipò alla sua adduzione, alla sua detenzione e infine al suo incredibile trasporto in Israele.
È una storia incredibile, rocambolesca, tragica, potente; nello stesso momento in cui l’ho scoperta nella sua interezza, ho saputo che volevo provare a raccontare.
Lo trovate in tutte le librerie fisiche e digitali:  https://tinyurl.com/kxpu8c2s

In forma di essere umano

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