Alcuni giorni fa il Comitato Olimpico Australiano ha scritto a Griot Magazine contestando il mio ormai celebre articolo su Peter Norman che trovate qui: https://riccardogazzaniga.com/luomo-bianco-in-quella-foto/.
Dell’articolo e del suo enorme successo mondiale aveva parlato anche Repubblica, qui.
Il Comitato Olimpico Australiano ha definito l’articolo scorretto, sbagliato e non etico, asserendo che mi sarei affidato a “fonti errate”. Per questo ha chiesto di ritrattare le dichiarazioni e scusarci.
Io e lo staff di Griot abbiamo deciso di non rimuovere il pezzo. Inoltre io non mi scuserò di nulla, poiché ho lavorato su fonti serie.
Quello che farò, invece, è offrire sul mio sito (in italiano, presto anche in inglese) il pieno diritto al Comitato Olimpico di esprimere le sue critiche, pubblicando il testo da loro fornito con tanto di foto allegate.
Sotto troverete la mia replica e il motivo per cui resto saldo nella mia posizione.
In questo modo ogni lettore trarrà da sé le proprie conclusioni.
Dichiarazione dell’Australian Olimpic Commitee
“Quando accadde l’incidente ai Giochi del Messico, Peter Norman non fu punito dal Comitato Olimpico Australiano. Fu redarguito dal Capo Delegazione del team, Mr Julius Patching, quella sera. Quindi gli furono dati i biglietti per andarsi a vedere un incontro di hockey. Questa fu la sua punizione! Corrisponde a un buffetto. L’incidente è meglio descritto dallo storico delle Olimpiadi Harry Gordon, famoso in tutto il mondo, nel suo libro “From Athens With Pride” . Mr Gordon era a Mexico City nel 1968 ha assistito alla gare e a cosa avvenne dopo e il suo resoconto è indiscutibile.
E’ stato dichiarato che Peter Norman non fu scelto per le seguenti Olimpiadi del 1972 a causa dell’incidente del 1968. Anche questo non è corretto! Un articolo scritto all’epoca da Ron Carter, giornalista che si occupava di atletica per il “The age” spiega come Peter Norman fosse infortunato a non riuscì a correre il tempo di qualificazione ai Trials Olimpionici. Il vostro articolo dichiara che Peter Norman corse il tempo in più occasioni, ma come ogni giornalista sa, è il tempo ai Trials che conta.
Nel percorso che condusse ai giochi di Sydney 2000, Peter Norman fu coinvolto in numerosi eventi olimpici nella sua città Natale Melbourne e a Sidney. Annunciò più volte per diversi team dell’ AOC in Melbourne ed era sul palco a congratularsi con gli atleti ed era assai riconosciuto come Olimpionico; noi abbiamo valorizzato il suo contributo. Ha partecipato alle celebrazioni a Sidney con altri olimpionici da tutto il mondo. Fu invitato come ospite d’onore al varo delle medaglie olimpiche. SOCOG ed AOC hanno pagato il viaggio e la sistemazione, eppure Mr Gazzaniga sostiene che sia stato ricusato dal Movimento Olimpico.
(Norman at the Sydney Opera House in August 2000 with other Olympic medallists).
Circa il mancato invito ai giochi di Sidney, l’AOC non era nella posizione finanziaria di invitare tutti gli olimpionici ai Giochi.
Fu offerta una speciale assistenza per comprare biglietti, ma finanziariamente sarebbe costato all’AOC centinaia di migliaia di dollari portare alle Olimpiadi Olimpionici da tutte le parti del paese ai Giochi. L’idea che Norman sia stato ricusato è ridicola.
Fu trattato come ogni altro olimpionico.
Per tutto il tempo in cui conobbi Peter Norman, come reporter negli anni 70, 80 e 90 e come Direttore dei Media e della Comunicazione all’Australian Olympic Committee, lui non ha mai detto di essersi sentito svantaggiato. Era felice e orgoglioso del suo ruolo e del trattamento ricevuto nel 1968 e negli anni seguenti” .
Mr. Mike Tancred
Media Director
Australian Olympic Committee
La mia replica.
Prima di tutto: il mio articolo, non parlava nel dettaglio di Peter Norman a Città del Messico e degli eventi precedenti Sidney 2000. Io ho scritto soltanto della mancata selezione per Monaco 1972 e delle Olimpiadi di Sidney 2000.
Per quanto riguarda l’esclusione dal team olimpico di Monaco, sapevo bene che Peter Norman corse in cattive condizioni fisiche i Trials di Perth, competizione destinata alla selezione definitiva. Arrivò terzo e non realizzò il tempo limite per essere selezionato, quel tempo che aveva già corso tredici volte lo stesso anno. Nemmeno il vincitore dei Trials scese sotto il limite e nessuno sprinter fu mandato alle Olimpiadi.
Il punto è che atleti di altre specialità furono portati a Monaco in base a tempi corsi in gare precedenti i Trials, tanto che Ron Clarke (bronzo sui 10.000 metri alle Olimpiadi di Tokyo 64) scrisse al collega Peter Norman: “Francamente non vedo come abbiano potuto portare alcuni fondisti sulla base delle precedenti performance e lasciar fuori te in base alla prestazione di Perth”. (Dal libro “A race to remember”).
Lo stesso articolo di Carter citato sopra dall’AOC dice: “Se i selezionatori fanno la cosa giusta, allora Norman dovrebbe salire sull’aereo per Monaco. Ha corso 20,5 secondi in questa stagione ed è un buon concorrente. A Monaco farebbe bene “.
Peter Norman, in merito, disse: “Avevo attirato su di me gli sguardi scuri dei poteri forti dell’atletica. Forse mi sono – diremmo – comportato male? Questo ha dato ai selezionatori una buona occasione per lasciarmi a casa, anche se nell’anno Olimpico avevo corso il tempo di qualificazione dei 200 metri per tredici volte, e per cinque volte quello dei 100 ed ero accreditato come numero cinque nel mondo. Così nel 1972, per la prima e – penso – unica volta l’Australia non fu rappresentata da alcuno sprinter a Monaco di Baviera. Se avessero preso un velocista avrebbero dovuto prendere me, ma per qualche ragione hanno preferito non portare nessuno piuttosto che prendere me”.
Le stesse cose le ha dichiarate nel film “Salute”.
Mi chiedo se Peter Norman possa essere considerato una fonte errata, visto che parliamo della sua vita.
Veniamo alle Olimpiadi di Sidney.
Sembra difficile mettere sullo stesso piano le foto per la stampa con la medaglia al collo scattate in Agosto all’esterno della Sydney Opera House a una celebrazione e un pubblico riconoscimento degli straordinari risultati di Peter durante i Giochi Olimpici.
Nel 2000 Norman era da trentadue anni (e rimane tuttora, da quarantasette anni) il detentore del record australiano dei 200 metri e il miglior sprinter mai espresso dall’Australia. Eppure non fu invitato a eseguire il giro d’onore con altri campioni alla cerimonia di apertura e non ebbe un ruolo nelle Olimpiadi.
Credo che questo estratto dal libro “A race to remember” parli da solo:
“Simmons (Ufficiale della squadra di atletica degli U.S.A.) apprese da un articolo di giornale che Peter non aveva programmi specifici per Sidney, visto che non era stato incluso in alcuna manifestazione ufficiale. Lui e Jan cercavano di trovare voli economici da Melbourne a Sidney.
Simmons si arrabbiò con l’Athletic Union australiana: “A mio parere era chiaro che Peter dovesse partecipare a tutto quanto stavano facendo (…)”.
Simmons disse a a Peter che avrebbe acquistato dei biglietti aerei per lui e Jan per far loro raggiungere Sidney come ospiti della squadra olimpica degli Stati Uniti”.
Ecco, questo è tutto.
Lascio giudicare ai lettori se le fonti che ho citato – cui vanno aggiunti un articolo di Repubblica e un servizio della CNN – siano grossolane o errate. Non sono un giornalista, ma credo di essere una persona seria.
Di sicuro non immaginavo che la storia di Peter Norman creasse tanto interesse, tante condivisioni e tante aspre discussioni: per questo ritengo che ogni piccolo pezzo necessario a comporre un puzzle di verità sulla vicenda vada accolto con favore.
Ma.
È davvero arduo capire perché qualcuno ancora non riconosca il trattamento ingiusto che Peter Norman ha subito: doveva essere considerato un eroe, ma in qualche modo è stato dimenticato o, quantomeno, non è stato celebrato quanto meritava.
Ne ho avuto prova dall’incredibile numero di mail e messaggi di ringraziamento che ho ricevuto per aver raccontato la storia quasi ignota di quest’uomo.
Il cattivo trattamento riservato a Norman è proprio la ragione per cui il Parlamento australiano gli ha rivolto le sue scuse con la mozione discussa e approvata riportate nel mio articolo originale.
Forse anche il Parlamento Australiano ha preso un abbaglio?
Il Comitato Olimpico dice: “Norman è stato trattato come ogni altro olimpionico australiano”.
Forse qui sta il punto cruciale: io credo che Peter Norman abbia raggiunto risultati unici sia da atleta che da essere umano e non andasse trattato “come ogni altro”. La grandezza dell’uomo e dell’atleta, in questa storia, non possono essere scisse.
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