“Siamo omosessuali.
Siamo persone rispettose e intendiamo restarlo.
E chiediamo di essere serviti”.
È il 21 Aprile 1966 quando viene scattata questa foto storica.
Un barista del Julius, locale di New York, tappa con la mano il bicchiere per non servire tre clienti che i sono appena dichiarati pubblicamente gay.
Si tratta del “Sip-In”, ispirato ai Sit-In di M.L. King e ugualmente destinato a passare alla storia. Sip, in inglese, significa sorseggiare.
A guidarlo è Dick Leitsch, presidente della Mattachine Society, con il suo vice Rodwell ed altri attivisti per i diritti gay.
Prima hanno ordinato, ma al momento di essere serviti hanno dichiarato la loro omosessualità costringendo il barista a non servirli: un bar infatti può vedersi revocata la licenza di vendita liquori se serve da bere volontariamente a un gruppo di 3 o più omosessuali.
In quel momento l’omosessualità è penalmente un reato ed è considerata una patologia medica. Qualsiasi assembramento di omosessuali è considerato, di per sé stesso, pericoloso.
Leitsch vuole rendere pubblica l’assurdità della norma sugli alcolici e la foto del barista che tappa il bicchiere va su tutti i media, come la Mattachine sperava.
“3 Deviati provocano la loro esclusione dai bar” titola il New York Times.
La Mattachine non aspetta altro per contestare sui media e nei tribunali la “Liquor Rule”.
Il Presidente dell’Autorità Statale per Liquori, alle strette, deve cedere e dichiarare che il suo dipartimento non proibisce la vendita di liquori ai gay.
L’anno dopo 2 sentenze giudiziarie dichiarano che servono “prove sostanziali” per poter revocare una licenza per gli alcolici e che il bacio fra due uomini non rientra negli atteggiamenti “indecenti”; il numero di bar gay a New York cresce stabilmente.
Le attività di mediazione della Mattachine nel 1966 sono fondamentali anche per far cessare la pratica degli “adescamenti” da parte di agenti sotto copertura del NYPD che si fingono gay per avvicinare persone, accertarne l’omosessualità e poi arrestarle.
La Mattachine, però, non medierà durante le proteste di Stonewall del 1969 di cui ho scritto pochi giorni fa qui; Leitsch – che nella vita era lui stesso anche barista e cameriere – è il primo giornalista americano ad andare sul posto e scrivere degli incidenti.
Quando il sindaco Linsday di NYC gli chiede di intervenire con la Mattachine per fermare le agitazioni lui risponde: “Anche se potessi, non lo farei. Sono anni che aspetto che succeda qualcosa di simile”.
Benché giudicata troppo blanda da parte degli attivisti degli anni 70, la battaglia pacifica condotta su percorsi interni alle istituzioni di Dick Leitsch è oggi considerata decisiva per la successiva affermazione dei diritti degli omosessuali.
Il Julius Bar, ancora adesso, tiene mensilmente una festa chiamata “Mattachine” in onore di Dirk Leitsch e degli attivisti che lo sostennero.
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In questo mese di Giugno 2020, il “Pride Month”, dedicherò alcuni pezzi ai temi dei diritti e della militanza LGBT, che mi sono diventati ancora più caro dopo la pubblicazione di “Colpo su colpo”, il mio ultimo romanzo, che ha per protagonista un’adolescente lesbica. E dopo tutte le inattese, più o meno velate ostilità che il romanzo ha trovato.
Lunga è sempre la strada, per i diritti fondamentali degli esseri umani.