A Viso Coperto, il libro dove perdono ultras e polizia
Un poliziotto vince il Premio Calvino con un libro a più voci sulla città dove sono nati gli ultras
di Alessandro Oliva
A Viso Coperto di Riccardo Gazzaniga (Einaudi Stile Libero, 532 pagine) è un libro che dura poco. Perché si estende in un arco di tempo che copre nemmeno due settimane. E perché, diciamolo, si fa leggere in maniera rapida nonostante lo oltre 500 pagine. La struttura del libro stesso consente di farlo divorare, attraverso la tecnica dei tanti capitoli brevi e di una scrittura che si adegua agli eventi descritti.
E quali sono gli eventi? Quelli descritti da Gazzaniga, sovrintendente della Polizia di Stato, riguardano lo scontro tra il suo mondo e quello degli ultras in quel di Genova. Già la scelta della città dovrebbe far scattare un campanello. L’autore recupera il cosiddetto teatro degli scontri del G8, ma non solo. Genova è città di calcio. Qui è nato il primo club italiano, il Genoa, per mano di alcuni gentiluomini inglesi. E sempre qui, a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, sono nati i primi gruppi di tifosi organizzati. Da una parte il little club, sempre legato al Genoa; dall’altra gli Ultras Tito della Sampdoria, chiamati così in onore del bomber blucerchiato Tito Cucchiaroni e pronti, nel caso, a menare le mani.
In questo contesto, si sviluppa la storia a più voci di “A Viso Coperto”. Che non è, attenzione, quella classica dei buoni contro i cattivi. In fondo, sarebbe la sensazione più semplice da ricavare, già dopo le prime pagine. Ci sono alcuni tifosi ansiosi di fare casino, di svegliare una curva, quella genoana, che pare sopita. Così vanno a una partita dello Spezia – che da gemellato con la Samp è “nemico” -, impegnato in serie D. I pochi poliziotti presenti pensano sia una partita tranquilla. Invece, dopo il fischio finale, si ritrovano in mezzo all’assalto dei protagonisti al pullman degli spezzini.
Si creano fin da subito due blocchi, è vero. Ma è davvero così facile distinguere buoni e cattivi? E poi, è così necessario farlo? «Ho scelto un’impostazione corale, senza un unico protagonista, ma con molti attori principali per offrire la massima varietà di punti di vista e situazioni. Il nodo fondamentale del racconto è il rapporto dei personaggi con due elementi centrali: la violenza e la fede ai propri principi. Tutti i protagonisti affrontano la violenza che fa parte delle loro vite per scelta o per lavoro. Tutti quanti ne verranno segnati in modo indelebile e dovranno decidere se restare fedeli ai propri valori e a quale prezzo. Qualcuno tradirà il suo ruolo, i compagni o i colleghi, qualcuno resterà coerente sino in fondo con la propria visione della vita», spiega Gazzaniga in una recente intervista.
Ed ecco perché non si può distinguere tra le parti. Sarà banale dirlo, ma i personaggi di entrambe le fazioni, – che nel libro si preparano allo scontro all’ombra dello stadio Marassi – sono terribilmente umani. Ognuno ha una storia dietro che lo porta a voler menare le mani. Alcuni di loro portano addosso le cicatrici del G8, dalle quali spurgano ancora gli odi reciproci tra “sbirri” e “zecche”. C’è chi vuole mandare avanti quella mentalità ultras che la Gradinata Nord dello stadio rossoblu sembra aver smarrito. C’è chi è pronto a buttarsi nella mischia accecato dalla cocaina e chi pronto non lo è ancora, dopo che tanti anni prima ha usato male il manganello e ha dovuto difendersi in tribunale.
C’è un filo che li lega tutti ed è il pallone. Non esistono schieramenti politiche, o preferenze di stampo pasoliniano per la polizia. Il pallone, ovvero la scusa per scendere in campo ed affrontarsi. Cambia l’abbigliamento, solo quello, tra i due schieramenti. Si può tifare per l’uno o per l’altro, proprio come in una partita. Ma nella mischia confusa e cattiva di una battaglia, qualcosa sul campo si lascia. E tutti i combattenti perdono. La guerra, ma non solo. Chi un amico, chi la possibilità di tornare allo stadio, chi la fiducia. Tutti restano segnati per sempre. Chi ci guadagna è il lettore, che con il racconto corale di Gazzaniga impara chi c’è sotto la sciarpa alzata sul viso, o sotto un casco blu.
Scopre il loro viso coperto.