A me piace, Niccolò Ammaniti.
Non so se posso definirmi un suo fan (cosa significa, esattamente, per un adulto essere fan?) ma sono certamente un suo felice lettore: Ti prendo e ti porto via, Come Dio Comanda, Io e te, Il momento è delicato, Che la festa cominci, Io non ho paura, tutti libri che ho amato.
E che dire di Anna? Storia post-apocalittica con una splendida protagonista adolescente in cui una pandemia respiratoria sconvolge il mondo, scritta molto prima del Covid e diventata una serie eccellente.
Dunque per me leggere (anzi, ascoltare, in audiolibro) “La vita intima” e farlo appena uscito, era ovvio, a prescindere dalle discussioni di critici pro o contro il nuovo romanzo.
“La vita intima” racconta la vita (anche intima, appunto) di Maria Cristina Palma, 42 anni, donna dichiarata “la più bella del mondo” dalle riviste patinate e moglie di un avvocato prestato alla politica e divenuto premier. Sì, ricorda qualcuno, come diversi personaggi in questo libro.
Una persona frivola, come la definisce la sua collaboratrice e arriva ad auto-definirsi lei alle stesse, ma con alle spalle due lutti enormi.
A causa di un fastidio piccolo (l’unghia di un alluce annerita e dolente)  Maria Cristina fa prendere o prende all”inizio per caso una direzione inattesa alla sua vita. Che porterà a conseguenze via via più eclatanti e consapevoli, un po’ come nella novella “Marsina Stretta” di Pirandello.
E come, anche, in un racconto breve di Ammaniti di cui non ricordo il titolo dove il protagonista, per nascondere un piccolo dettaglio di tradimento di coppia iniziava a smontare la casa arrivando a conseguenze cataclismatiche.
Il romanzo si colloca distante da “Io e te” e “Anna” e molto più vicino a “Che la festa cominci” per il gusto satirico di presa per il culo del jet set e l’abnormità di alcune situazioni tipico di Ammaniti ed è godibile, pervaso da quell’ironia che è tratto caratteristico suo e che i suoi lettori amano. Anche l’ambientazione (parzialmente) romana, lo conferma.
C’è a pervadere il libro una riflessione costante sulla reputazione digitale e la sua continua incidenza nei comportamenti di chi è personaggio pubblico incarnata dal personaggio del Bruco, il social media manager del Presidente del Consiglio e dalla minaccia che aleggia sulla protagonista ovvero essere ricattata per dettagli della sua vita intima.
Però.
Però sia durante la lettura che alla fine non sono rimasto del tutto soddisfatto.
“La vita intima” mi è sembrato restare un po’ a metà. Non tutto grottesco quanto “Che la festa cominci”, non cattivo come i racconti, non trasuda dolorosa tenerezza come i libri con protagonisti adolescenti, per cui a volte sembra che il romanzo non sappia quale direzione prendere.
Forse perché questa protagonista resta, tutto sommato, algida e poco simpatica anche quando cade e cerca di essere umana. Non mi ha suscitato mai empatia, ecco. Ma nemmeno repulsione o fastidio. Mi è rimasta sempre un po’ vuota come appare (volutamente) il suo personaggio.
Anche la parte finale, la soluzione dell’intrigo e la chiusa, anzi soprattutto loro, mi sono parsi più mortaretti che bombe.
Potrebbe anche essere che l’audiolibro (letto molto bene) mi abbia dato un’esperienza diversa di lettura, in questo libro. Però mi sono confrontato con un’altra lettrice forte di Ammaniti e anche lì l’impressione era questa, di insoddisfazione nonostante il piacere di leggere un libro che fa il suo, intrattiene, fa girare la pagina, a volte diverte.
Però, ecco, manca qualcosa per renderlo al livello di altri lavori di Ammaniti e sarà la lunga attesa, sarà il fatto che l’ultimo era l’eccellente “Anna” ma questo “La vita intima” non segna un altro passo avanti. Nemmeno un andare indietro, eh. Diciamo un rimanere sul posto.
Che è sempre un posto buono e Ammanitiano, ma anche già visitato.

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