Io scommetto che avete già visto questo viso, protagonista di una marea di meme sul web, in tutte le lingue del mondo. Ma come ha potuto Andras Arato, ingegnere ungherese elettronico in pensione, vincitore di diversi riconoscimenti scientifici e vicepresidente della società elettrica ungherese, trasformarsi nel meme più utilizzato della storia? Cosa ha reso un uomo qualsiasi una leggenda del web da milioni di click, protagonista in video, immagini comiche, parodie, prese in giro, battute? Un giorno Andras è in vacanza in Turchia e fa alcuni selfie che carica su un social ungherese per farle vedere ai suoi amici. Un fotografo nota una sua foto e gli dice che sta cercando un modello con le sue caratteristiche per un servizio. Andras accetta per gioco, fa le foto, si diverte e con lui si diverte il fotografo. Lui chiede solo tre condizioni: non utilizzare le sue foto per motivi politici, religiosi o di sesso. Non vuole essere associato a nulla che possa accendere polemiche. Qualche mese dopo Andras si è quasi scordato delle foto e chiede dove siano finite, così inizia a cercare le sue immagini ed è soddisfatto, perché vede che le hanno utilizzate per il ruolo di un dottore su un sito di un ospedale, di un avvocato, di un professore. Molto bene. Mesi dopo Andras fa di nuovo la stessa ricerca, è ancora curioso di vedere dove sia finita la sua faccia, la cosa lo diverte. Ed è in quel momento che gli escono un sacco di meme, immagini elaborate dalla sua foto con scritte di ogni genere, alcune che lo fanno ridere, altre che lo innervosiscono, alcune comiche, altre offensive.

Andras rimane shockato, la prima reazione è “cancelliamo tutto”, ma non sa come fare. Ha autorizzato lui l’utilizzo, sebbene non in forma di meme e parodie. Indaga e scopre che tutto è partito da un tizio americano che ha messo alcune foto su un sito web chiedendo alle persone di aggiungere un commento divertente. Molti utenti hanno scelto la sua. Potrebbe far chiudere il sito, ma le foto ormai sono virali, già fuori controllo. “È la natura di internet, nulla scompare. Potevo chiudere un sito, ma ne sarebbero usciti altri”. La speranza allora diventa quella contraria: se fossero usciti tanti altri meme le persone si sarebbero scordate di lui! “Mi sbagliavo del tutto” capirà. I meme prendono a circolare con il suo sorrisone compiaciuto ma un po’ forzato, del resto era un servizio fotografico e le persone del web iniziano a intravedere qualcosa di triste o celato dietro l’apparenza lieta di Andras. Gli affibbiano il soprannome “Hide the Pain Harold” ovvero Harold che nasconde il dolore. Un giorno qualcuno scopre che il viso di Harold corrisponde a quello di Andras e gli scrive: “sei davvero tu? Non crediamo che tu esista davvero, che sia una persona reale!”. Lui non risponde, all’inizio, ma poi insistono e insistono, decine di mail e alla fine Andras carica una sua foto rivelando la sua identità e il suo essere “umano”. Internet impazzisce, i media scoprono la storia e la sua identità e allora Andras si deve arrendere e fare il suo coming out: crea una pagina pubblica con il suo vero nome e le sue celebri foto che gli cambia la vita. “Non sono davvero io, è un ruolo che internet mi ha dato. Come dice Shakespeare il mondo è un palco e tutti noi recitiamo dei personaggi. La mia parte è essere “Hide the Pain Harold”. Lo chiamano a Londra, è protagonista di un videoclip musicale dei Cloud 9+ per il brano “Hide the pain”, band insieme a cui è salito sul palco live, partecipa a pubblicità tra cui una campagna per il Manchester City. La gente lo ferma per strada per fare una foto, persino quando è in macchina al semaforo. Andras racconta anche la sua vicenda in un Ted Talk in Russia. “Ovviamente non tutti possono essere un meme. Io sono il primo e forse l’unico e non credo che questa storia possa ripetersi. Ma la cosa importante è che persino una volta anziano, una volta in pensione, devi essere pronto alle nuove opportunità e a quello che capita nel mondo. A metterti alla prova”. Fedele a questa idea Andras, che oggi ha 74 anni, ha deciso di fare il Dj in un radio locale e preso a dipingere quadri e a incontrare ragazzi “Trovo più divertente giocare con loro che ascoltare le lamentele mediche dei mie coetanei”. Quando gli chiedono se può dare qualche consiglio per il successo risponde: “Ci sono tre regole per diventare famosi. Sfortunatamente nessuno le conosce, nemmeno io”.

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