Un aereo parte dall’isola di Martha’s Vineyard, direzione New York.
Non è un volo di linea, si tratta di un piccolo aereo, un taxi per pochi eletti. In particolare due ricchi uomini d’affari con le loro famiglie. Una guardia del corpo, un pittore loro ospite, l’equipaggio.
L’aereo precipita, ci sono morti e dispersi.
Ma anche dei superstiti.
E una gigantesca eredità.
Inizia così il libro di Noah Hawley “Prima di cadere”, e non voglio dire altro – a costo di risultare troppo conciso – perché detesto spoiler ed eccessive rivelazioni circa la trama.

Si tratta di un thriller, penso sia chiaro, ma di un thriller anomalo.
Come dice chiaramente il titolo (“Before the fall”) il romanzo è incentrato più sui fatti che precedono la tragedia, che su quelli seguenti.

La storia indaga i segreti che tutti i passeggeri si sono portati su quel volo destinato a precipitare, siano essi morti nel disastro o sopravvissuti. Una sorta di “cold case”, un’indagine in cui non è neppure chiaro se si debba dare la caccia a un assassino o meno, perché resta la fondamentale domanda: l’aereo è solo precipitato o è stato abbattuto?
Ma ci sono anche altri interrogativi.
Lo spregiudicato uomo d’affari ha tramato a livelli tanto alti da diventare l’obiettivo di paesi ostili? E il fondatore di un celebre canale news che viaggiava con una guardia del corpo al seguito, dopo il rapimento della figlia: perché continuava a ricevere minacce? Come mai il pittore salito a bordo dipingeva da tempo quadri raffiguranti tragedie di massa? I superstiti? Cosa nascondono?

Hawley ha un mostruoso senso del ritmo e della trama e non c’è da stupirsi, visto che ha sceneggiato la serie “Fargo”. Costruisce una macchina potente che viaggia su una struttura corale, svelando progressivamente le vicende di tutte le persone prima dell’impatto. La macchina di “Prima di cadere”, però, non si schianta mai. È guidata da mani esperte e si vede. Anche quando conosciamo il destino di molti dei protagonisti (la morte, ovviamente) questo non dissolve la tensione e non ci toglie il desiderio di capire perché, cosa sia accaduto per davvero su quel volo.
Anche se leggiamo di personaggi che sappiamo essere periti nello schianto, si annida in noi la speranza che l’inevitabile non succeda: in questo il romanzo mi ha ricordato l’eccellente e tremendo film United 93, sull’aereo dirottato l’ 11 Settembre che non concluse la sua missione di morte grazie al disperato intervento dei suoi passeggeri, che pure non bastò a salvarli.
La riflessione sui media, sulla loro “fame” di notizie e di casi creati ad arte, è altrettanto credibile e interessante.
“La TV esiste perché noi la guardiamo o noi esistiamo per guardare la TV?” si chiede uno dei protagonisti.

Hawley dissemina la storia di falsi indizi, possibili piste, passati ambigui e presenti pericolosi. Ci porta ogni volta a pensare di aver imboccato la strada giusta, per poi sterzare e farci tornare dieci passi indietro o buttarci in una nuova curva.
In questo, forse, ci sono alcune forzature o qualche filo destinato a rimanere sospeso. Ma è la stessa tragedia a lasciare sospese, per sempre, molte delle vite che tocca.
Ancora non ho deciso se il finale mi sia piaciuto o meno, ma è una chiusura molto coerente con la struttura del libro. Senza dubbio non mi ha lasciato indifferente.
“Prima di cadere” ha vinto l’Edgar Poe Award 2017 come miglior romanzo di suspense e il New York Times lo ha celebrato come uno dei migliori lavori del 2016 (in Italia è uscito nel 17, con Einaudi Stile Libero).
Insomma, se volete leggere (anzi, data la forza cinematografica della narrazione, mi viene da scrivere se volete “vedere”) un thriller che vi tenga appesi al suo ritmo e vi faccia voltare veloci le pagine in attesa del finale, “Prima di cadere” è il romanzo che fa per voi.

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