A tanto è data la vittoria di Buster Douglas quando, il 1990 sale sul ring di Tokyo per affrontare il campione del mondo dei pesi massimi Mike Tyson, 37 incontri tutti vinti, ciascuno con k.o. alla prima ripresa, sfilze di avversari schiantati dalla potenza mostruosa dei ganci e dei montanti di “Iron Mike” potente e insieme rapido nei movimenti, piccolo per un peso massimo con i suoi 178 centimetri, ma imprendibile con quel tronco che scatta a destra e sinistra facendolo sparire davanti all’avversario.
42 a 1, anche perché “bellimbusto” Douglas soprannome di James Douglas è un uomo che sta affrontando prove personali tragiche. Ha perso la mamma da 21 giorni, la sua ex moglie madre di suo figlio lo ha lasciato e ora ha un grave problema ai reni e lui è un ottimo pugile senza guizzi alle spalle, soggetto troppo spesso a variazioni massicce di peso.
42 a 1, e Buster non supererà probabilmente le primissime riprese, anche se viene da 6 vittorie consecutive e dopo la morte della mamma si è allenato come in una trance agonistica e dice che lui sorprenderà il mondo. Ma ha 29 anni, ha perso nell’unica sfida per il titolo che ha combattuto ed è lì per fare lo sparring partner a Tyson in attesa della sfida decisiva con Marvin Hagler, “Il meraviglioso”.
Tyson è discusso, conduce una vita sregolata, guadagna e sperpera patrimoni ha cambiato allenatori e sta attraversando una separazione movimentata con l’attrice Robin Givens, ha preso un po’ di peso, eppure quando sale sul ring senza un gesto, senza salutare, ondeggiando come un leone in gabbia fa spavento. Il suo ultimo combattimento contro Carl “La verità” Williams è durato 93 secondi.
“Non agivo secondo una logica normale. Pensavo di essere un campione barbaro. «Se non ti piace quello che dico, ti distruggerò, ti straccerò l’anima». Ero Clodoveo, ero Carlo Magno, ero un incredibile figlio di puttana”.
Quando gli chiedono se Douglas può batterlo risponde “Solo se piazzano un cecchino nel pubblico”.
E così inizia uno degli incontri che segnerà la storia della boxe, un incontro bello, duro, spesso a viso aperto.
Buster Douglas sembra subito molto mobile nonostante la stazza superiore, usa tanto il suo jab sinistro lungo e il diretto destro, quando Tyson lo avvicina per usare i suoi colpi corti e terribili lo abbraccia, lo stringe, poi si riprende la distanza, depotenziandolo. Usa la lunghezza degli arti a suo vantaggio, anche se alcuni montanti di Tyson sono tremendamente efficaci.
Douglas prende il controllo del match. Il suo sinistro diretto insiste su un occhio sinistro di Tyson e glielo segna, lo fa gonfiare e progressivamente chiudere.
Douglas è avanti ai punti, poi arriva l’ottavo round, i pugili già stanchissimi e Douglas attacca, mette Tyson alle corde, sembra poter mandare a tappeto il campione.
“Douglas sta facendo a Tyson, alcune domande che non gli sono mai state fatte prima” dice il commentatore, ma un attimo prima della campanella senza guardare Tyson scaglia un montante midiciale destro che colpisce Douglas al mento.
Buster fa un passo indietro e va al tappeto e mentre è giù scarica un pugno a terra, come dire “come è possibile come ho fatto a finire qui, potevo farcela…”
L’arbitro conta Douglas che sembra finito.
5, 6 è ancora lungo per terra.
7, 8, 9.
Sta per dire 10 quando Douglas si rialza.
La campanella suona.
Al nono round Tyson è lì per finire tutto, è i due si affrontano in un round memorabile in cui entrambi sembrano poter andare giù da un momento all’altro, stavolta è la campanella a salvare Tyson.
Ma nel round 10 Buster Douglas riesce a entrare nella guardia di Tyson con un montante degno del rivale, poi scarica 4 pugni consecutivi sulla testa del campione che va al tappeto per la prima volta in carriera.
Tyson all’angolo si gira, si mette carponi, cerca di rimettere il paradenti che ha perso, si alza mentre l’arbitro conta 10 ma ha gli occhi spenti. L’arbitro lo abbraccia, la sfida è finita.
Buster Douglas esulta, insieme al suo team.
“Questa storia fa sembrare Cenerentola una favola triste” urla il commentatore. “Buster Douglas è il nuovo campione del mondo”.
Si tratta di una delle più grandi sorprese di tutta la storia dello sport.
“Come hai fatto a vincere Buster?” gli domandano.
“Grazie a mia madre, Dio la benedica” risponde lui piangendo.
Douglas, dopo questa sfida, non avrà vita facile. Il verdetto sarà contestato dai manager di Tyson, per il conteggio ritenuto troppo lento quando lui è andato k.o. Ma il titolo sarà lasciato a Douglas che lo perderà contro Holyfield alla terza ripresa, dopo essere arrivato al match troppo pesante e poco allenato, ritirandosi.
Beve, ingrassa, arriva a 200 chili e rischia di morire per un coma diabetico.
Come altri pugili, tornerà a combattere ancora, ritirandosi definitivamente nel 1999.
Dopo anni di smarrimento Buster Douglas è tornato un uomo felice quando ha intrapreso la via dell’allenatore.

Mi diverto molto a lavorare con questi ragazzi. Per me è come iniziare da capo e tornare dove tutto è cominciato, anche se ora sono io il coach. Sento tutte le emozioni che questi ragazzi provano perché ci sono passato in prima persona. Quando sono abbattuti li sprono sostenendo che tutto andrà bene, che in futuro ci saranno sicuramente giorni migliori

C’è una canzone molto bella della celebre band The Killers dedicata alla sfida e il ritornello dice così:
“Quando l’ho visto andare giù
Ho pensato che qualcuno mi prendesse in giro
Ho dovuto trattenere il respiro fino a che l’orizzonte non si è schiarito.
Quando l’ho visto andare giù
Ho pensato che qualcuno mi prendesse n giro
Ho dovuto chiudere gli occhi
Solo per fermare le lacrime” .

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