A Novembre scorso erano già sei mesi che pensavo alla copertina di “A viso coperto”.

Avevo maturato una sola certezza: doveva raffigurare un poliziotto e un ragazzo ed era indispensabile che entrambi, in qualche modo, avessero la faccia coperta. 

Il problema era trovare la foto giusta da cui partire. Ne avevo visionate centinaia in Rete, provando tutte le combinazioni possibili, tutte le parole chiave che mi venivano in mente: polizia, ultrà, sbirri, celerini, acab, scontri, tafferugli, fightings, clashes. Ma quella buona non usciva.

Era una domenica pomeriggio e stavo perdendo le speranze, quando credo di aver cercato  “police face to face”. Ora (purtroppo) non ricordo.

E bum, eccola lì. Appena ho visto la foto di Pablo Rojas Madariaga ho capito che era quella, non poteva essere che lei: c’era la contrapposizione, il casco immobile del poliziotto, la maglietta in faccia al ragazzo, la sfida, la tensione, l’irriconoscibilità di entrambi.

Non mi sembrava scattata a una partita, perché si vedeva una “A” di anarchia sul muro dietro e il ragazzo ricordava più un manifestante che un tifoso, ma non contava nulla. Erano due sole figure e insieme mille poliziotti, carabinieri, sbirri, uomini dello stato e mille antagonisti, tifosi, ultrà, manifestanti. 

Ho mandato la foto alla mia editor, Rosella Postorino e anche lei ha detto subito che sì, era ottima.

“Epica” l’ha definita e in quella parola c’era tutto quanto serviva.

Ne hanno parlato, a Stile Libero, e anche loro si sono ritrovati concordi.

“Non succede mai!”.

Abbiamo deciso di cancellare il numero sul casco, perché nella storia la non-riconoscibilità di uno dei miei poliziotti è fondamentale all’incastro narrativo e per dare più universalità all’immagine. Abbiamo nascosto parte della scritta “Carabineros” ed eliminato i dettagli di contorni, per concentrarsi su quel conflitto. L’intervento grafico (eccellente) è stato curato da Riccardo Falcinelli.

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Ma io ero curioso di sapere qualcosa ancora. Perché era lì quel ragazzo? Cos’era accaduto? Come mai guardava così il poliziotto? 

Nelle settimane successive, conclusa la trattativa per la foto, ho parlato spesso con l’autore dell’immagine. Pablo è un ragazzo cileno che segue tantissime vicende di piazza, chattiamo in un anglo-spagnolo improbabile e abbiamo capito di essere entrambi felici di questo libro: per me è il primo romanzo, per lui la prima copertina.

La foto è dell’Agosto 2011, scattata durante una grande manifestazione di studenti svoltasi a Santiago del Cile per “un’educazione gratuita e di qualità”

Alla manifestazione hanno partecipato 200.00 persone e ci sono stati gravi scontri con la Polizia, con gas lacrimogeni e molti feriti da entrambe le parti. Una battaglia campale, l’hanno definita i giornali del luogo.

Il ragazzo della foto sfida il poliziotto perché nei tafferugli che ha appena visto un amico è stato arrestato e la sua stessa compagna, che si intravede a destra, è stata spintonata dagli uomini in divisa.

Non ci sarà violenza fisica, tra loro, e lo scontro si fermerà lì.

Eppure quello sguardo condensa molto più che un momento. Condensa un mondo intero e, di quel mondo, prova a raccontare il mio libro.

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