“Il buon padre voleva un maschietto,
ma ahimè sei nata tu.
Nella culla ti ho messo un fioretto,
Cristina ti chiamerai tu”.
Quando pensiamo a principesse ambigue rivolgiamo istintivamente l’animo alla Francia, ma è in Svezia che – intorno alla metà del 1600- c’è una regina che cresce come un uomo.
Suo padre Gustav, perse già due figlie per malattia, desidera un maschio che sopravviva e sia il suo erede al trono.
Invece Cristina nasce femmina.
Non solo: la natura, dando alla neonata un’ipertrofia clitoridea oltre a una chioma incredibile di capelli, fa sì che davvero, appena nata, venga scambiata per un maschio.
Quando si accerta senza ombra di dubbio che Cristina è una bimba, il padre la vuole fare allevare lo stesso come avrebbe fatto con un maschio erede al trono il che significa, anche, all’epoca, darle i migliori istitutori.
Il Re, però, muore e Cristina diventa regina a soli 6 anni, titolo che acquisisce con un tutore per poi esercitarlo attivamente dai 18 anni.
Non è avvenente, Cristina, anzi di lei scrivono che: «È piccola, grassa e un po’ storta; di solito indossa una giacca viola, la cravatta larga e una parrucca da uomo; è sempre allegra, ha un atteggiamento libero».
La Regina è famosa per la sua mascolinità. Cavalca, va a caccia, dorme e mangia pochissimo, tira di scherma, detesta i vestiti vaporosi e non lesina parolacce.
Al tempo stesso cresce coltissima, parla in latino correntemente, ma anche francese, italiano, tedesco, spagnolo, greco, e mastica qualcosa di ebraico e arabo.
Ama e colleziona i quadri, disserta di filosofia con Cartesio, mette insieme biblioteche di libri, raduna a corte artisti e musicisti. Lei stessa recita e danza.
Cristina ha una vita sessuale libera e audace.
In particolare fa palare la sua relazione con la sua bellissima dama di compagnia Ebba Sparre, svedese, che Cristina pubblicamente e scandalosamente presenta come “la mia amata” e “la mia compagna di letto”.
Tutta Europa spettegola di lei anche per la mancanza di un marito, ma la sovrana palesa la sua ritrosia alle convenzioni e alle pressioni che vorrebbero che, in quanto regina, fosse moglie e madre di un erede.
«Mi è impossibile sposarmi. Non intendo spiegarne i motivi, si sappia che il matrimonio suscita in me una forte ripugnanza. Non sopporto l’idea di essere usata da un uomo nel modo in cui un contadino usa i suoi campi».
Il suo regno dura solo 10 anni, perché abdica a soli 28 anni, in modo molto scenografico.
Al Castello di Uppsala Cristina si spoglia delle insegne di regina e lascia il trono al successore Carlo X che le propone le nozze, ma le rifiuta e parte anonimamente travestita da uomo sotto il falso nome di Conte di Dohna
La ex-regina, dalle mani del Papa prende la conversione al cattolicesimo, diventando una delle persone più celebri e mediaticamente utili al vaticano per la sua scelta.
Si trasferisce a Roma e se – più volte – tenta invano di guadagnarsi un nuovo regno, prima in Campania poi in Polonia fallendo politicamente, segna la storia con la sua passione per l’arte, diventando animatrice di feste ed eventi culturali, in cui spende moltissimo denaro, tiene riunioni settimanali per parlare di libri, musica, scienze.
A Roma intreccia una relazione strettissima e chiacchierata con il Cardinale Decio Azzolini, probabilmente amorosa.
Si narra che in occasione di un “pacco” tiratole da Decio che non presenzia a un appuntamento che i due hanno fissato Villa Medici, Cristina salga sui bastioni di Castel Sant’Angelo e spari una cannonata contro Villa Medici.
I due restano legatissimi sino alla morte di Cristina, nel 1689 che, da mecenate quale è stata, avviene per una malattia contratta visitando i templi in Campania.
Decio Azzolino le tributa il massimo onore possibile e la fa inumare a San Pietro, privilegio concesso solo a Matilde di Canossa.
Gli artisti della sua corte, persa la guida di Cristina, per continuare il percorso d’amore per le arti classiche da lei intrapreso, decidono di fondare quella che sarà la celeberrima Accademia dell’Arcadia.
Nonostante la lontananza dalla Svezia e la vita romana, risulta che Cristina non avesse mai scordato la sua amata damigella svedese, Ebba.
“Se voi non avete dimenticato la facoltà che avete su di me – le scrive – vi ricorderete che sono già dodici anni che sono posseduta dall’essere amata da voi. Infine, io sono vostra in una maniera per cui è impossibile che voi mi possiate perdere, e non sarà altro che con la fine della vita, che io cesserò di amarvi”.
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In questo mese di Giugno, il “Pride Month”, ho dedicato alcuni pezzi ai temi LGBT come quello sui moti di Stonewall e quello dedicato alla protesta dei Sip In
Il tema che mi è diventato ancora più caro dopo la pubblicazione del mio romanzo “Colpo su colpo” che ha per protagonista un’adolescente lesbica; la “diversità” della mia protagonista ha suscitato più o meno velate ostilità, compreso il rifiuto di scuole che avevano già adottato altri i miei libri di trattarlo. Purtroppo ancora lunga è la strada per capire che l’amore è amore, quale che sia.
Io quella strada la percorro con le mie storie.
“Colpo su colpo” è disponibile in qualsiasi libreria fisica e digitale.