Era il 1990, quando divenni un accanito spettatore di Beautiful.
Se non erro, iniziai a guardarlo mentre preparavo l’esame di terza media, penso fosse la puntata 8 o 9.
Accadde a casa di mia nonna Anna, dove andavo in bus; del resto mangiando sempre per le 13.45/50 il pranzo coincideva proprio con l’orario della soap.
Ne fui ammaliato e divenne un appuntamento fisso con mia nonna e mio fratello minore. Mio nonno sopportava, più che altro, o pensava ai fatti suoi per quei 25 minuti di intrighi, ma noi 3 eravamo tutti presi dalle vicende della casa di moda Forrester e, talvolta, da quelle della casa rivale e povera, la Spectra Fashion.
La passione per Beautiful sarebbe andata avanti anni, anche alle superiori e, temo, pure nel mio singolo anno di università.
Solo l’arruolamento mi salvò dalle trame di Stephanie, l’ingenuità di Caroline, la malizia di Brooke, il fascino di Ridge, la sfiga del non brillantissimo Thorne, la babbionaggine di Eric che sembrava il nonno poco sveglio che capiva le cose sempre dopo.
Io e mio fratello, nei primissimi anni, non ci limitammo alla puntata corta del dopo pranzo, poi spostata in pre-serale: arrivammo a guardare con bramosia il puntatone della domenica che racchiudeva 3 puntate consecutive in ben 70 minuti, il quale era sfidante anche per noi giovani aficionados.
Infatti sulla durata di 20/25 minuti era più semplice sopportare le scene in cui non succedeva quasi mai nulla, se non vedere due personaggi (variabili di scena in scena) parlare, parlare e parlare in una stanza, spesso fissandosi in modo variabile tra il seducente, lo scintillante, il minaccioso, l’ammiccante, il perplesso. I due coinvolti sulla scena, poi, quasi sempre si riferivano a cose che avevano fatto (ma per lo più detto, dato che il parlare dominava) gli altri personaggi in altre scene.
Se c’è una regola dei libri è “show don’t tell” invece, in Beautiful, era un “tell don’t show”.
Per questa ragione i momenti in cui succedeva davvero qualcosa, attesi e diluiti in modo esasperante, diventavano poi dei cult.
Come quando Thorne sparava al fratello Ridge o Brooke – delusa da Ridge – si rifà con il di lui padre Eric. O nei rarissimi esterni dalla puntata a Venezia al viaggio a Portofino alle prime nozze di Ridge e Brooke sulla spiaggia con tanto di cavallo bianco. Era strabiliante vedere esposte a luci naturali quelle figure condannate alla crepuscolare penombra degli studi per centinaia di puntate!
Dev’essere guardando Beautiful che ho imparato come gestire la suspense e non giocarmi subito gli assi, dato che ogni puntata si concludeva facendo supporre che sarebbero accadute cose turche nella successive, ma poi – spesso -non capitava una mazza.
Anche la sospensione dell’incredulità era istruttiva, per uno scrittore in divenire, dato che Beautiful ne chiedeva a fiumi, sia per le resurrezioni miracolose che per il numero di nozze (ho letto da qualche parte che Brooke si sarebbe sposata a oggi 21 volte di cui 9 con Ridge) ma ancora di più con i re-casting per cui il giorno prima in scena c’era un bambino e quello dopo arrivava un figaccione palestrato, prima c’era una ragazzetta e la puntata dopo ecco apparire una strappona sexy.
Le sfilate di moda, poi, erano un momento clou, atteso periodicamente con ansia: le creazioni dei Forrester finalmente si mostravano al pubblico tra tensioni, agguati, imprevisti.
Ricordo che il contesto era particolarmente triste, con quattro spettatori al défilé e che i vestiti erano singolarmente brutti, sembravano comprati alla Standa più che progettati in atelier.
Altri momenti topici capitavano sistematicamente nella località di montagna di Big Bear, una specie di Sestriere di Los Angeles per arrivare alla quale partivano tutti in mezze maniche e arrivavano sempre abbigliati come Albertone Tomba a Madonna di Campiglio.
A Big Bear i Forrester avevano uno chalet dove il fuoco ardeva e crepitava sempre (acceso da non si sa chi) e la pelle dell’orso a terra induceva alla tentazione.
A Big Bear ecco che la soap accelerava e capitava di tutto, a partire da condizioni meteo degne della Lapponia e momenti di inaudita trasgressione: ricordo l’apparizione del massimo della trasgressione, una giarrettiera.
Beautiful, infatti, nonostante la condotta promiscua di molti personaggi (capaci di sposare figli e poi padri e poi consanguinei e poi rifare il giro) era molto molto castigata: nessuna nudità, nessuna allusione al sesso fisico, pure il sesso era solo raccontato. Quando sentivi il sax in sottofondo capivi che era il momento della passione e poi tac, era già mattina dopo e loro avevano l’accappatoio e tu non avevi visto quasi mai neppure una coscetta (frustrante, per un adolescente).
Di tutte le apparizioni stravaganti la più memorabile fu quella di Kabir Bedi (ex Sandokan) che prese le vesti arabeggianti del principe Omar Rashid con occhio penetrante, a metà tra rapitore e salvatore di Taylor, moglie di Ridge.
La serie va in onda ancora adesso e ogni tanto, su qualche TV, mi capita di imbattermi nella sfilza di nuovi personaggi che continuano a fare i vecchi casini.
Però ci sono ancora Brooke ed Eric originali.
Quest’ultimo sembrava vecchio già nel 1990, quando in realtà aveva solo 46 anni, appena 8 in più di quel Ronn Moss che interpretava suo figlio Ridge.
Aveva 46 anni?
Ma io oggi ne ho 47.
Oddio, sono più vecchio di Eric Forrester.
Buonanotte.
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Io sono Riccardo Gazzaniga e oltre a robe come questa scrivo anche libri.
Un elenco lo trovate qui: https://riccardogazzaniga.com/pubblicazioni-riccardo-gazzaniga/