“A viso coperto” è uscito da undici mesi e ha avuto la fortuna di essere recensito, giudicato, criticato, amato da molti lettori.

Io e lui siamo finiti in classifica, siamo stati ristampati, siamo andati in giro per l’Italia in un lungo, emozionante tour che continua ancora oggi.

Nel frattempo io leggevo tutto quanto usciva sul mio libro, dalle recensioni di quotidiani nazionali a quelle sui blog meno noti, dai pareri di autori famosi ai giudizi dei lettori: la cosa che più mi ha colpito (e divertito) è quanto possano risultare diversi e contrastanti i giudizi su un stesso lavoro e, allora, ho deciso di farci un collage.

Spero vi divertirete pure voi, a leggerlo.

Ciao!

 

– Quel che gli manca  e un po’ di crudezza  nel  guardare   al mondo   che conosce  meglio,  quello  della polizia. (Quotidiano Nazionale)

– Gazzaniga non fa un soldo di sconto agli ultrà, però ne fa ancora meno alla sua gente.  (Il Manifesto)

– “A viso coperto” è lontano anni luce dall’essere «unico». (La Privata Repubblica)

– Anche questi motivi tutti esterni al libro contribuiscono a rendere “A viso coperto” un’opera unica. (Critica Letteraria).

– Infine un giudizio definitivo: se è scritto così male, perché ha vinto il premio Calvino?  (Opinionista, no blog)

– Bellissimo. Veramente un gran bel libro, scritto da un autore italiano e giustamente premiato con il Calvino. (Gianluca, IBS)

– “A viso coperto” offre, quasi senza modifiche, una sceneggiatura perfetta per una fiction Rai-Mediaset. (…) Già per una fiction Sky sarebbe necessario un lavoro letterario di ricomposizione romanzesca”.  (Minima et moralia)

– “A viso coperto “ è già un film sceneggiato. (Alessio, tifoso, via mail)

– Che non vi venga in mente “Ultrà“, mediocre pellicola di Ricky Tognazzi. (Mondocalcio, Blog)

– Gazzaniga tenta di intrecciare tra loro decine di personaggi e altrettante sotto-trame. Ma non essendo James Ellroy (e nemmeno una scadente imitazione), il romanzo ha cali d’intensità clamorosi e si sfalda di continuo, toccando spesso e volentieri vette francamente ridicole. (La Privata Repubblica)

– “Proprio non mi va giù che un esordio di tale livello sia stato scritto da uno sbirro”. Quando ho letto A viso coperto non ho potuto fare a meno di pensare alla frase di Mailer ”. (Mondocalcio)

– In sostanza, “A Viso Coperto” è un romanzo consigliato agli amanti della narrativa italiana e di autori quali Carlotto, De Cataldo, Colaprico. (Max su IBS).

– A tratti si ha l’impressione di leggere qualcosa di Melania Mazzucco e della sua scrittura immensa e visionaria.  (Humanity, blog di Claudio Volpe)

– Fino a un certo punto, la sua storia è una versione da stadio del capolavoro di Walter Hill “The Warriors”. (Il Manifesto)

– Questa per me non è letteratura. È inchiesta, è fiction, chiamatela come volete. L’abilità dello scrittore qui non conta un cazzo, lasciatemelo dire e lasciatemelo scrivere. (Io mi carico di rabbia – Blog)

– Il merito principale del romanzo è proprio la portata di verità che offre al lettore, benché si tratti di un’opera di finzione a tutti gli effetti. (L’Indice)

– La lingua sempre di servizio in troppi punti si mostra rigida e inefficace nel sostenere la narrazione. (Minima et moralia)

– Il linguaggio è un altro punto a favore dell’efficacia del romanzo. (Indice)

– Mi ha annoiata. (Roberten, su Anobii)

– L’ho letto in 3 giorni (nonostante la lunghezza) e alla fine ho pensato che se ci fossero state altrettante pagine ancora da leggere sarei andato avanti più che volentieri. (Hacatoro, su Anobii)

– 500 pagine sono troppe. (Opionionista No Blog)

– Un romanzo stupendo, scritto benissimo, 532 pagine lette tutte d’un fiato e arrivare alla fine e dire “Peccato, è già finito”. (Alessandra, IBS)

– Il romanzo si trascina per oltre 500 pagine con una vicenda minimale che viene allargata artificiosamente dalla “narrazione corale”. (Minima et Moralia)

– “A viso coperto” è un riuscito romanzo corale. (Il Sole 24 Ore)

– I personaggi, soprattutto i non poliziotti, sono figurine. (Minima et Moralia)

– Bello. Bello davvero. Finalmente un libro scritto bene, senza tante seghe mentali e con una buona dose di onestà intellettuale. (Andrea, su Anobii)

– La descrizione degli scontri – che dovrebbe essere il “pezzo forte” del romanzo – più che restituire il caos, la convulsione e l’eccitazione del momento, assomiglia terribilmente a una puntata di Holly e Benji (La Privata Repubblica)

– Nella concitata promiscuità e nella frenesia convulsa della battaglia, splendidamente descritte con una prosa dotata di una grande forza espressiva, le differenze tendono veramente ad annullarsi. (Critica Letteraria)

– Dove posso chiedere indietro i miei soldi? Io mi sento derubato. (Un ultrà, su Facebook)

– Non nascondo di aver nutrito qualche perplessità sulle qualità dell’opera e del suo autore: un poliziotto che si mette a scrivere di ultras e sbirri? Mah… in realtà ho dovuto ricredermi. (Un ultrà, su Anobii)

– Ci ritroviamo di fronte a uno strano oggetto letterario: un romanzo sullo scontro tra tifosi e poliziotti scritto da un celerino. (…) Eppure Gazzaniga è riuscito a metterlo in parole. E il suo libro, sorprendentemente, funziona.  (Mondocalcio)

– Per oltre 500 pagine il romanzo tenta (miseramente) di capire le ragioni profonde del «malessere» del nemico (…) ma lo fa sciattamente, senza convinzione, ponendosi – e nemmeno troppo velatamente – in una posizione di superiorità. (La Privata Repubblica)

– L’altro grande pregio di questo romanzo è l’imparzialità. (L’indice)

– Pessimo livello di scrittura. (La Privata Repubblica).

– Un libro bellissimo e tragico. (Il Manifesto)

– Una storia di sogni infranti e follia che diverte, provoca e coinvolge. (Melania Mazzucco, premio Strega 2003)

–  Alcuni passaggi sono davvero imbarazzanti (Opinionista no blog)

–  Cosa dire di questo libro, se non che si tratta di un capolavoro? (Carlo, su Ibs)

 

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